Una donna per sette bastardi

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Sabato 19 settembre 2015, pomeriggio Teatro Miela

 

Una donna per 7 bastardi

di Roberto Bianchi Montero, 1974

 

 

Richard Harrison scrisse la sceneggiatura di Una donna per 7 bastardi (1974) per la propria società di produzione (con il titolo The Rat Bastards), ma poi la cedette a un produttore esterno. Il risultato finale si discosta leggermente dalle originali intenzioni di Harrison, ponendo per esempio maggiore enfasi sul tormentato personaggio femminile e sull'aspetto "sexploitation" della storia; secondo Harrison, nessuno dei due elementi era presente nella sua stesura. Nonostante tali cambiamenti che assecondano lo Zeitgeist degli anni '70, questo piccolo thriller ombroso e claustrofobico, tanto dark da collocarsi quasi al confine con il genere horror, risulta efficace nelle sue atmosfere inquietanti. Il protagonista (Richard Harrison), che non ha nome, usa una stampella per camminare; e quella stampella diviene un importante elemento sia della sua caratterizzazione che della storia nel suo insieme. Espressione apparente di una debolezza del personaggio, essa si trasforma in un punto di forza, e in un'arma efficace di difesa: lo Zoppo sa difendersi. Harrison attore, con modestia e misura, ci regala uno Zoppo cinico e disilluso, ma dallo sguardo intenso e indagatore. La sua è un'interpretazione minimalista, ma vibrante. Non esiste legge in questo villaggio maledetto, ma lo Zoppo funge da fulcro morale - la sua mera presenza è un atto d'accusa per i colpevoli - e da investigatore. Col suo passo goffo e silenzioso, lo Zoppo osserva, origlia, cerca... e l'immagine del volto del protagonista che nella notte spia i due complici-omicidi, illuminato da una spettrale luce blu-elettrico, è forse l'immagine più emblematica e memorabile del film, e ricorda le atmosfere e i colori di un Mario Bava, e il volto di Boris Karloff che spia da una finestra ne I tre volti della paura. Ai confini dell'horror, si diceva.

(Giancarlo Stampalia) 

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