Triple agent

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Venerdì 18

RAI 3, Fuori orario

Inizio Programma della notte ore 1.10

 

TRIPLE AGENT Regia, sceneggiatura: Eric Rohmer; fotografia: Diane Baratier; montaggio: Mary Stephen; interpreti: Katerina Didaskalu, Serge Renko, Cyrielle Clair, Grigori Manukov, Dimitri Rafalsky; produzione: Rézo/CER/France 2 Cinéma/ BIM/Alta Producción/Tornasol Films/ Mentor Cinema/Wild Bunch/Iris Group/ Strada Productions; origine: Francia/Italia/Spagna/Grecia/Russia, 2004; formato: 35mm, col.; durata: 115'.

Con il precedente Rohmer La nobildonna e il duca risultò indigesto ai sus16 da Triple agent sulti politicamente corretti (bravo solo il festival di Berlino a selezionarlo), come se il regista agli albori del nuovo millennio volesse aggiungere alla messa in discussione della rivoluzione francese anche quella di tutto il progressismo novecentesco: di Stalin si può anche dir male, ma qui si lambisce l'illusoria vittoria del Fronte Popolare, e allora... Eppure è il film più renoiriano di Rohmer, immerso nella pittura, e il più dreyeriano, così contiguo col precedente al segreto Due esseri, e vicino ad altri capolavori incontrollati: Topaz di Hitchcock, Anno uno di Rossellini, L'oeil de Vichy di Chabrol (di cui è quasi gemello per l'attingere alla dubbia verità del repertorio). Ma già da critico Rohmer fu insieme severo nelle scelte e duttile come direttore di rivista (mentre il successore Rivette, pur aprendosi interessantemente alle pluralità del moderno, perdeva qualcosa), e allora il film può anche avvicinarsi a cose estranee, al recente paneuropeo Un film parlato di Oliveira, come il precedente Rohmer spostava Barry Lyndon di Kubrick verso le forme digitali aperte da Il mistero di Oberwald di Antonioni. Capolavoro oltre la storia, di bellezza segretamente commossa, degno di una perfetta triangolazione tra Fuori orario, I mille occhi e L'albergo degli assenti. (smgg)

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