Young and Innocent: il cinema interminabile dei cineasti più grandi

“Non credo di peccare di vanagloria se inserisco nella storia del festival un programma firmato, in un senso che va oltre la semplice curatela. Non ho mai creduto ai canoni e agli elenchi definitivi di ciò che sarebbe più importante dentro la storia del cinema. Trovo invece eccitante un programma (come una top-list) che, nel mettere insieme alcuni titoli e alcuni autori, vi scopre intrecci inaspettati. Il bello è infatti che i cineasti più esigenti con se stessi sono stati anche i più aperti ad accogliere gli imprevisti. Roberto Rossellini lo è al livello più programmatico. Ma lo è anche Carl Th. Dreyer, e si sbaglia a confinarlo in un territorio a sé, senza relazioni dentro il cinema: una delle proposte dei Mille occhi più fertili credo sia stata il percorso intitolato Expanded Dreyer: regista di cui va ricordata l’indicazione apparentemente auto-eretica che ‘bisogna trovare per ogni film il suo stile’. E l’Hitchcock di cui si mitizzano gli storyboard di ferro ci si rivela tra i cineasti più aperti all’irruzione del reale. In questa carte blanche che inizialmente inseguiva soprattutto film ultimi, di nuova giovinezza nella vecchiaia, mi si sono imposti piuttosto collegamenti tra film che in qualche modo sfuggono al progetto di un autore rendendolo così ancora più forte, secondo il paradosso di Rossellini che diresse alcuni dei suoi film più belli affidandone alcune riprese o la firma stessa ad altri. E così si riuniscono ‘casualmente’ nel programma tre magnifici irlandesi: con Ford e McCarey anche Hitchcock che, cosa poco nota e da lui stesso rimossa rispetto all’inglesità poi americanizzata, era di madre irlandese. Come il danese Dreyer era di madre svedese, e in questo film svedese, ripudiato perché il produttore Sjöström gli impose attori non graditi (che lo trasformano ma non tradiscono), affida a una ninnananna italiana il suo messaggio più intimamente fetale. Hitchcock si è gradualmente impadronito del programma, e non solo nel titolo, ma perché oltre ai suoi due film compare anche in quello di McCarey al quale regalò le rushes indispensabili per completarlo a seguito della morte del comune attore Robert Walker. Ed entra nel Ford (finito da Cardiff che subentra a un forzato abbandono del set per malattia) perché prima di lui s’ispirò al commediografo Sean O’Casey, e perché in Young Cassidy (che richiama il Young Mr. Lincoln) è protagonista il Rod Taylor di The Birds. Ed entra anche nel così hitchcockiano film di Dreyer. E soprattutto perché Sabotage, attaccato all’epoca per l’esplosione terroristica, scelta che Hitchcock finse poi di rinnegare, sembra preludere (da parte di un regista che girerà ma non monterà le riprese nei campi di concentramento) alla sublime incertezza di Jerry Lewis, degna della domanda: ci può essere poesia, o musica, o cinema, dopo la Shoah? Questo programma ribadisce inoltre la convinzione del festival che i film vanno proiettati ogniqualvolta possibile nel corpo originale: grazie alla collaborazione della Cineteca del Friuli, del British Film Institute e dello Svenska Filminstitutet, tre dei cinque film si proiettano in ottime copie 35mm. Last but not least, questo è un programma di capolavori assoluti, film bellissimi che mai finiremo di conoscere.” (Sergio M. Grmek Germani)
imilleocchi newsletter
Privacy Policy per i visitatori del sito
Secondo quanto previsto dalla Legge 124/2017, l'Associazione Anno uno rende pubblici online gli importi di natura pubblica. Vedi la voce "contributi e sponsor".






