13 settembre - Teatro Miela

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15.00 Una storia semplice? Leonardo Sciascia e il cinema
Il consiglio d’Egitto (Italia 2002, 138’, 35mm) di Emidio Greco

 Nel 1782 una tempesta fa naufragare sulle coste siciliane la nave dell’ambasciatore del Marocco. Poiché nessuno conosce l’arabo, viene chiamato a fare da interprete l’abate Vella (Silvio Orlando), il quale fa credere che un manoscritto arabo conservato nell’isola sia il fondamentale testo storico-politico Il Consiglio d’Egitto. Trasposizione del romanzo del 1963, il film segna il secondo confronto di Emidio Greco, raffinatissimo cineasta troppo spesso dimenticato, con lo scrittore siciliano, di cui aveva già adattato Una storia semplice (1991).

17.30 Young and Innocent: il cinema interminabile dei cineasti più grandi
Sabotage (Sabotaggio, UK 1936, 76’) di Alfred Hitchcock, (comprendente brano da Who Killed Cock Robin? di Walt Disney, USA 1935, 35mm) + [rushes] The Day the Clown Cried di e con Jerry Lewis (USA-Svezia-Francia 1972, 39’)

Si apre il programma di “soli capolavori” pensato dal fondatore di I mille occhi, Sergio M. Grmek Germani. Come e più che nel 1960 per Peeping Tom di Michael Powell, l’establishment inglese non sopportò che per Hitchcock, in un film che “ruba” anche una sequenza da Disney, il cinema diventasse una bomba, che la celluloide rivelasse il suo fondo gelatinosamente oscuro, che, in una sala di cinema parallela a un acquario, alla spettatrice Sylvia Sydney sfuggisse un sorriso poco dopo aver appreso una tragedia. Così come noi, in attesa del film di Jerry Lewis “completo” finalmente visibile, ce ne concediamo le splendide rovine.

21.00 Premio Anno Uno a Želimir Žilnik
Restitucija, ili, San i java stare garde (Eighty Plus, Serbia-Slovenia 118’, 2025) - anteprima italiana in presenza dell’autore e in collaborazione con partner Kinoatelje di Gorizia/Nova Gorica e in collaborazione con il Trieste Film Festival

Come ogni anno, il festival assegna il Premio Anno uno, che predilige da sempre i cineasti “inattuali”, ovvero i più capaci di rivelarci la realtà del presente. La loro inattualità è nella loro fedeltà a se stessi, alle proprie passioni e ossessioni, piuttosto che alle mode. È però un vero paradosso che tra gli inattuali si debba annoverare anche un cineasta come il serbo vojvodinese Želimir Žilnik, attento da sempre a cogliere i battiti del proprio tempo e a percorrere tutta la geografia non solo delle terre natie (dalla Jugoslavia in cui è cresciuto alla sua frantumazione odierna) ma anche di quel mondo sempre più esteso che raggiunge l’Europa: in occasione della consegna del premio al regista, presentiamo il suo ultimo film, un’opera miracolosa che racconta cosa succede quando si vuole correggere la storia passata, restituendo la proprietà già statalizzata a un ultraottantenne determinato a trovare una nuova gioventù. Una commedia che si rifiuta di fingere di aver capito in che mondo viviamo.

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