Reinvenção da Rua - Uma Reflexão

Regista - Director: 
Anno - Year: 
2003
Sceneggiatura - Screenwriter: Helena Ignez
Fotografia
- Cinematography: Marcos Bonisson
Cameraman:
Rogério Sganzerla, Marcos Bonisson (New York), Eduardo Barioni (São Paulo)
Testi
- Script: Vito Acconci, Garcia Lorca
Montaggio e suono
- Editing and Sound: Rogério Sganzerla
Musica
- Music: Walter Smetack e musicisti di strada
Interpreti
- Cast: Vito Acconci, i senzatetto del viadotto di Glicério a São Paulo
Produzione
- Production: Mercúrio Produções
Produttrice esecutiva
- Executive Producer: Helena Ignez
Durata
- Length: 32'
Formato
- Format: digitale, b/n v.o. portoghese e inglese
Origine - Origin:
Brasile, 2003

 

Nel 2002, Vito Acconci realizza l'installazione Highwayhouse-&-Garden nel quadro di Arte/Cidade a São Paulo. Sotto il viadotto di Glicério, per 60 giorni, i senzatetto occupano il dispositivo urbano architettonico più per soddisfare una necessità immediata che intrigati dalla sua funzione artistica.
Helena Ignez e Rogério Sganzerla si recano a New York per incontrare il visionario pioniere dell'arte pubblica, che ha fondato nel 1988 l'Acconci Studio, un gruppo di lavoro che riunisce architetti e artisti. I suoi progetti (edifici, parchi, spazi pubblici) si basano su una concezione politica dell'arte secondo cui «lo spazio pubblico dovrebbe funzionare come un forum, essere un luogo di dibattito e discussione».
Non è certo un tema a caso quello del dualismo arte e vita: Helena Ignez lo sceglie per la sua primissima regia, dopo un lungo periodo dietro alla cinepresa o sulle scene di teatro, dedicato con uguale intensità alla famiglia e a una ricerca spirituale profonda e complessa.
Il progetto dell'artista newyorkese propugna l'interazione tra la popolazione, che vive sulla strada o no, con gli spazi della città. Le strade di New York e São Paulo si confondono tra loro, su un edificio troneggia il manifesto di La bella e la bestia di Cocteau. Helena e Rogério si recano all'appuntamento con Acconci. Il completamento del progetto è stata una questione controversa, Acconci dice di aver accettato di incontrarli non appena ha saputo che sono brasiliani. Vuole conoscere il loro lavoro. Ma un cartello dice: Pericolo. L'inverno newyorkese della bolla di vetro precede l'ultimo di Rogério Sganzerla, le riprese e il montaggio del film sono il suo ultimo lavoro.
Il cameraman si accommiata con una zoommata sullo specchio che due ragazzini tengono all'altezza del cuore. Riflette l'immagine dell'uomo con la cinepresa, mentre sotto al viadotto impazza il rap dei senzatetto.

In 2002, Vito Acconci made the installation Highwayhouse-&-Garden in the context of Arte/Cidade in São Paulo. Under the Glicério viaduct, for 60 days, the homeless occupied the urban architectonic object to satisfy an immediate need integrated into its artistic function.
Helena Ignez and Rogério Sganzerla went to New York to meet the visionary pioneer of public art who had founded Acconci Studio, a workgroup of artists and architects, in 1988. His projects (buildings, parks, public spaces) are based on the political conception of art in which “public space should function as a forum, it should be a place for debate and discussion”.
The dualism of art and life is certainly not a random case: Helena Ignez chose it for her first project as director, after a long period behind a camera or on a theater stage, dedicated with the same intensity to the family and a complex and profound spiritual research.
The project of the New York artist advocates the interaction between the population, whether it lives on the streets or not, and city spaces. The streets of New York and São Paulo are confused, a poster of Cocteau’s Beauty and the Beast dominates a building. Helena and Rogério arrive at their appointment with Acconci. The completion of the project was controversial, Acconci says he accepted to meet them as soon as he fond out they were Brazilian. But a sign says: Danger. The New York winter of the glass bubble precede the last film of Rogério Sganzerla, the shooting and the editing of the film are his last work.
The cameraman is left with a zoom on the mirror that two kids hold at chest height. It reflects the image of the man with a camera, while underneath the viaduct goes crazy with the rap of the homeless.
 

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