Ma dernière interview avec Eric Rohmer

Regista - Director: 
Anno - Year: 
2010
Interventi - speeches: J. Raynal, Eric Rohmer, Olaf Möller; produzione - production:
J. Raynal; origine - origin: Francia/USA, 2010: formato - format: video, col; durata - length: 18’.
Copia DVD (da DigiBeta) da regista, in anteprima europea.

Durante un’ultima intervista a Parigi nei suoi uffici di Les Films du Losange, Eric Rohmer parla (a Jackie Raynal, con la partecipazione di Olaf Möller) degli ini­zi della nouvelle vague, della creazione di «La Gazette du cinéma» poi confluita nei «Cahiers du Cinéma» e dei numerosi ciné club che animò con Jacques Rivette al Quartier Latin.

Jackie Raynal fa un altro dono a I mille occhi, cui introdusse tra l’altro la conoscenza di Baratier. Rohmer l’avremmo intensamente voluto al nostro festival ma prima dell’aggravarsi della sua ma­lattia ci frenò una sorta di timidezza, benché l’amicizia con Jackie potesse render possibile una sua partecipazione. Di questo grande cineasta e grande critico i programmi del festival sono tuttavia disseminati di echi, che vorrem­mo proseguissero, col progetto di riunire in un omaggio tre cineasti francesi sregolati da lui amati a conferma della sua curiosità sempre rigorosa ma mai codificata (ci riferiamo a Zucca, Brisseau, Davila). L’omaggio che gli dedichiamo quest’anno è il segno di visioni che proseguono altrove. Volentieri avremmo presentato in proiezione L’Anglaise et le Duc e Triple agent, capolavori non diver­samente del suo ultimo film (intrec­ciantesi invece con Zucca). Capolavori i cui finali sono tra le massime realizzazioni nel cinema di una dreyeriana (a rievocare il grande testo rohmeriano su Ordet già tradotto nei nostri cataloghi) esplicitazione-contestazione della mor­te. Due personaggi femminili sprofondano in quei due film nel fuori campo (nessun teorico del cinema ci rivelerà l’hors champ quanto la messinscena del­la notizia sulla morte avvenuta altrove – come tempo e come luogo – della protagonista in Triple agent). Quest’ultimo film è uno dei capolavori più sottovalutati degli ultimi decenni di cinema, opera metapolitica e metastorica che congiunge Rohmer a un autore che pur­troppo non riuscì ad amare, Cottafavi. Avremmo voluto infatti programmare L’Anglaise con Il cavaliere di Maison Rouge, in un dittico perfetto, mentre Triple agent splenderebbe nei percorsi germanici del nostro programma. I limi­ti economici del festival ci hanno fatto rinunciare alla ricerca dei 35mm dei due film rohmeriani, né potremmo sminuirli in una proiezione DVD, mentre vo­gliamo caldamente suggerirne la visione domestica. (s.g.g.)

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