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    I Mille Occhi si aprono sabato 19 lalle 9.15, con Camicia nera (1933) di Giovacchino Forzano, in riferimento al percorso del festival sull'incubo delle due guerre mondiali Apocalypsis cum figuris. L'eterno ritorno dei prati, e con il mélo recentemente restaurato La carne e l'anima (1945) di Wladimiro Strizhewsky (da un soggetto di Caracciolo, con protagonista Isa Miranda), riscoperto e proposto con notevole successo critico dal direttore Sergio M. Germani in occasione del Festival di Locarno dello scorso anno. Nel pomeriggio di sabato, dalle ore 14.30, sarà invece la volta del focus dedicato all'attore Richard Harrison, protagonista di molti western e peplum italiani: dei tanti film da lui interpretati si vedranno L'ultimo gladiatore (1964) di Umberto Lenzi e Una donna per 7 bastardi (1974) di Roberto Bianchi Montero, a cui si legherà la presentazione di Giancarlo Stampalia del volume scritto con lo stesso Harrison The Harrison Variations, e un intervento di Maurizio Radacich sul caratterista triestino Livio Lorenzon, che appare nel film di Lenzi in programma. Nel tardo pomeriggio, dalle ore 18.15 si tornerà sul rigore anti-militarista di Ermanno Olmi, specie nel sodalizio

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    Venerdì 18 settembre 2015 ore 23.15, Teatro Miela



    [The Twilight Zone] The Road Less Travelled

    di Wes Craven, 1986



    La tranquilla esistenza di Jeff viene turbata dall'apparizione di un fantasma, che costringe il protagonista a confrontarsi con il suo passato, e in particolare con la sua scelta di disertare la chiamata alle armi durante la guerra del Vietnam. Ultimo dei cinque episodi con cui negli anni '80 Wes Craven (nella foto) partecipa al remake della serie televisiva di culto Ai confini della realtà.

    «The Road Less Travelled inizia con una serie di visioni da incubo per poi virare in una storia di doppi, che riporta Craven ai temi di Shatterday. Questa volta, però, due versioni dello stesso uomo si completano in unico essere, con l'io più fortunato che accetta di condividere gli incubi di quello meno fortunato, così da diventare un essere umano completo. Le implicazioni junghiane di quell'idea - integrare il proprio lato-ombra in una nuova identità -avrebbero continuato a sanguinare in molti dei successivi film di Craven... ma non prima del suo inevitabile ritorno a Elm Street, per affrontare il mitico mostro da lui creato».

    Joseph Maddrey, Beyond Fear. Reflections on Stephen King, Wes Craven, and George Romero's Living Dead, Bearmanor, Albany, 2014

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    Venerdì 18 settembre 2015, seconda serata



    Vivere da anarchici. Umberto Tommasini: intervista sulla rivoluzione spagnola

    di Paolo Gobetti, 1976

    Ospiti della serata Paola Olivetti dell'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, Livio Jacob di La Cineteca del Friuli di Gemona e Claudio Venza del circolo anarchico Germinal di Trieste autore del libro su Tommasini.

    Figlio di Piero Gobetti, Paolo Gobetti è stato partigiano combattente nelle formazioni Giustizia e Libertà e commissario della Colonna "Franco Dusi". Ne "I Quaderni del Nuovo Spettatore" così si racconta: "La Resistenza è stata, per me come per tanti altri ragazzi della mia età, senza dubbio la più importante e la più bella esperienza della mia vita. Da sempre, da quando avevo incominciato ad avere una minima conoscenza delle cose, avevo imparato ad amare la libertà, a respirare libertà [...] Nell'invenzione quotidiana di una disciplina non imposta ma scoperta individualmente e naturalmente praticata sentivamo la gioia massima di questa lezione della lotta partigiana: creare in noi stessi la coscienza di una nuova società che cercavamo di realizzare". 

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    Venerdì 18 settembre 2015 ore 17.45, Teatro Miela

    Racconto interrotto. Piero Gobetti nel ricordo degli amici

    di e con Paolo Gobetti, 1991



    Piero Gobetti nel racconto degli amici. Una cavalcata attraverso la cultura e la storia d'Italia, seguendo le testimonianze di uomini e donne, semplici e illustri, alla ricerca delle caratteristiche e del significato della lotta di un giovane per il rinnovamento della società italiana. Una lotta stroncata dalla brutalità fascista. Didascalia iniziale: «Questo film è stato realizzato con materiali molto disparati, cinematografici e video, raccolti nel corso di quasi trent'anni di ricerca (1962-1991). Alcuni di questi materiali sono stati girati in condizioni di fortuna e certe immagini e certi suoni risultano irrimediabilmente deteriorati. Ma abbiamo deciso di usare comunque qualche frammento di tali irripetibili testimonianze per il loro valore di documenti del mondo della cultura italiana contemporanea».

  • In programma ai Mille Occhi nella serata inaugurale!  Il documentario sulla visita del duce nel capoluogo giuliano, avvenuta il 18 settembre 1938, esattamente 77 anni fa.

    Venerdì 18 settembre 2015 ore 20.45, Teatro Miela

    Il Duce a Trieste

    «Vorremmo aggiungere a queste punte assolute del festival la proiezione di un "documento" restaurato dall'Istituto Luce il cui ritrovamento non appartiene all'istituto statale che l'aveva prodotto (ma non lo conservava) bensì al mai sufficientemente riconosciuto Archivio della Resistenza di Paolo Gobetti: si tratta di Il Duce a Trieste, mediometraggio dedicato nel 1938 al discorso che non solo preannunciava le leggi razziali ma collegava il discorso antisemita a 
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    Venerdì 18 settembre 2015 ore 17.45, Teatro Miela

    "Così è andata". Gente di montagna

    di Ermanno Olmi (nella foto), Toni De Gregorio, Maurizio Ricci, 1987

    Dal film: «"Un giorno incontrai per la montagna un tale che aveva inciso sul cinturino del cappello questa frase: l'è andà così. Gli chiesi: com'è andata? E lui, guardando lontano e stringendosi nelle spalle rispose: mah, così è andata". Queste poche parole introduttive sono l'inizio di un bellissimo racconto di Mario Rigoni Stern, che parla di montagna e della sua gente. È un'immagine che rappresenta in modo esemplare l'anima di un popolo e la sua storia. Ancora i primi anni del secolo, la montagna era un mondo appartato ed escluso. Salvo pochi, gran parte della gente non ne sapeva quasi nulla. Con la prima guerra mondiale, i territori montani del Nord Italia divengono teatro di guerra. Allora i nomi dei campi di battaglia, delle montagne e dei paesi che ricorrono ogni giorno nei bollettini di guerra, nelle cronache dei giornali, diventano luoghi familiari. Tutti seguono

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    Il Festival I Mille Occhi apre l'edizione 2015 con un percorso su Emanuele Caracciolo, regista degli anni trenta e quaranta.

    Caracciolo, a causa della sua attività antifascista, morì prematuramente a 31 anni nell'eccidio delle Fosse Ardeatine, per questo riuscì a realizzare un solo lungometraggio, Troppo tardi t'ho conosciuta! oggi in programma alle ore 14,30. Il film prende il titolo da un'aria della Norma di Vincenzo Bellini, una commedia musicale con protagonista un tenore, come andava di moda negli anni '30. Ed è un tenore è anche Beniamino Gigli, protagonista del secondo film in programma, Marionette di Carmine Gallone.

    Troppo tardi t'ho conosciuta! (1939) faceva parte del cosiddetto "cinema dei telefoni bianchi", la produzione di cinema popolare nell'Italia fascista. Un film con elementi di surrealismo che lo rendono un po' grottesco e fantastico diverso da qualsiasi altro film prodotto in quel periodo. La pellicola sparì dalla circolazione per ben 63 anni, fino al 2003, anno in cui è stato ritrovato nella cantina di un cinema di Cuneo.

    A seguire verrà proiettato Marionette (1939) di Carmine Gallone, maestro di Emanuele Caracciolo che in questo film è impegnato come aiuto regista

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    Riportiamo l'articolo del nostro direttore Sergio M. Germani su Galatea rivista ticinese diretta da Piero del Giudice.

    Si è trasformata nel tempo l'idea della forma festival. Nata all'inizio degli anni ‘30 a Venezia, raccoglieva i modelli di fiere ed esposizioni universali, rivolgendosi innanzitutto ai professionisti (produttori, registi, giornalisti), con la necessaria benedizione del potere politico. C'era ovviamente anche un pubblico ma piuttosto di invitati o occasionali curiosi. I grandi festival internazionali affermatisi nel secondo dopoguerra (Venezia, Cannes, Locarno, Berlino...) hanno coinvolto un pubblico sempre più largo, al punto che di recente i ‘bollettini' a fine festival segnalano sopratutto dei numeri (biglietti e abbonamenti venduti) con un cortocircuito rispetto agli ‘echi' (capacità di intercettare film che avranno successo e magari qualche premio Oscar). Questo modello di grande festival generalista, che ovviamente ha il pregio di concentrare in un breve periodo tante cose da vedere e tante persone da incontrare, si è lasciato alle spalle l'idea che il maggior teorico del cinema, André Bazin, ebbe l'intelligenza di formulare negli anni '50, quella del festival come laico ordine monastico in cui delle persone intensamente motivate trovavano occasione di confronto sulle passioni

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    Venerdì 18 settembre 2015 ore 14.30, Teatro Miela

    Troppo tardi t'ho conosciuta!

    di Emanuele Caracciolo, 1939

    «Caracciolo, il mio regista, è appunto un giovane, nato per il cinematografo, come gli scoiattoli per i rami degli abeti.[...] Egli è chiaro, semplice, divertente, estremamente "visivo" quando concepisce uno scenario. Ho cercato di riunire un gruppo di uomini che fossero vicini al suo temperamento. Ad esempio, Emanuel, plastico illuminatore d'ambienti, è quanto di più affine ho potuto affiancare - luministicamente parlando - agli scenari di Caracciolo, così ricchi di materiale fotogenico».

    Mario Sequi in Mentre si gira "Troppo tardi t'ho conosciuta", «Film», 12 agosto 1939

    «È facile rintracciare i retaggi delle precedenti esperienze cinematografiche di Caracciolo, confluiti nel suo esordio alla regia: l'idea di utilizzare un tenore come interprete principale proviene da Marionette (1939) di Carmine Gallone (vero mentore cinematografico dell'artista tripolino), in cui Caracciolo figurava come aiuto regia [...]

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    PERSISTENZA IMMAGINE, DEBORAH DE ROBERTIS A I MILLE OCCHI

     

    Dal 18 al 23 settembre 2015, nell'atrio del teatro Miela nello spazio-bar Persistenza dell'immagine Deborah De Robertis ai Mille occhi 2014 in loop.

    Che fosse un abbaglio? Non la scelta di videoproiettare su grande schermo l'anno scorso Miroir de l'origine di e con Deborah De Robertis, alla sua presenza, video che faceva persistere la sua apparizione al Musée d'Orsay sotto il dipinto vaginale di Courbet: di quella scelta siamo convinti quanto lei, anche se l'autrice stessa esitava a spostarne la visione dallo spazio museale e online a quello della sala; e anche se nessun altro al mondo ci ha voluto strappare l'evento, e le censure ormai permissive (salvo gli inferni islamisti) vi hanno rimesso in funzione la propria classica opera di rafforzamento dell'immagine provocante e censurata, e persino a Trieste nello staff si è temuto che la serata superasse certi confini (cosa che l'incertezza di Deborah ha percepito e evitato). L'abbaglio su cui dubitiamo è l'apparizione di Deborah nel nostro mondo, anche se siamo certi della giornata appassionante dopo il festival passata con lei ancora a Trieste, con la visione di altre sue videoperformance quale promessa di un suo ritorno quest'anno. Presto però si è capito che le

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    I Mille Occhi, festival internazionale del cinema e delle arti, prende il via venerdì 18 al Teatro Miela per concludersi mercoledì 23 settembre!

     

    L'appuntamento è per domani alle ore 20.00 per il rinfresco inaugurale, offerto dall'azienda vinicola Škerk e dal Pastificio Barone.

     

    A seguire poi le proiezioni del breve spot anni '50 dello storico Caffè degli Specchi di Piazza dell'Unità, l'appena ritrovato e restaurato Il Duce a Trieste, sulla visita di Mussolini nel capoluogo giuliano (avvenuta il 18 settembre 1938, esattamente 77 anni prima della sua proiezione al festival), e la rara versione integrale di Vivere da anarchici, film-intervista sull'anarchico triestino Umberto Tommasini, realizzato da Paolo Gobetti nel 1976. A chiudere la serata il mediometraggio horror The Road Less Travelled del compianto Wes Craven.

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    IL FEROCE SALADINO di Mario Bonnard

    ore 20.00



    «Il feroce Saladino costituì in Italia uno dei primi esempi di "film-rivista" a grandi quadri coreografici e musicali sul modello hollywoodiano e radunò molti nomi popolari del teatro leggero dell'epoca, da Mazza a Maldacea, dalla Renzi alla Donati, da Fineschi a Durante e in una piccolissima parte (appariva truccato da scimmione [leone, n.d.r.]) Alberto Sordi. Il film si ispira a un autentico fatto di costume: il concorso Perugina- Buitoni (che effettivamente aveva per figurina rarissima quella del "Feroce Saladino"). Esso scatenò negli italiani di ogni età, negli anni '30, la "febbre delle figurine", collegandosi ad una trasmissione radiofonica di Nizza e Morbelli che prendeva in giro i Tre moschettieri di Dumas. [...] Due anni dopo il concorso fu ripetuto con uguale successo, finché il regime fascista lo vietò perché poco consono all'austerità dei tempi».

    Ernesto G. Laura, Maurizio Porro, Alida Valli, Gremese, Roma, 1996 

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    17.00 Cineteca Nazionale "Cinema Trevi"

     

    GIORNI DI GLORIA

    Regia: Mario Serandrei, Giuseppe De Santis, Marcello Pagliero, Luchino Visconti

    «Come Renoir aveva girato La vie est à nous per il Partito comunista francese, nell'ottobre 1945 nacque l'occasione di un film a più mani, composto da materiale di repertorio specialmente degli archivi alleati, riguardante la guerra partigiana in Italia, di cui si voleva fare l'epopea. A ravvivare il tutto, poi montato da Mario Serandrei e da Giuseppe de Santis, furono così chiamati Marcello Pagliero, il protagonista di Roma città aperta, che curò la parte dedicata al massacro di rappresaglia tedesco delle Fosse Ardeatine, e Luchino Visconti, che si assunse le riprese del processo al questore fascista di Roma Caruso (nel corso del quale era stato riconosciuto tra la folla il direttore del carcere di Regina Coeli Caretto, provocandosi un violento tentativo di linciaggio) e della fucilazione di Caruso e di Koch: due scene viste da Visconti con occhi di ghiaccio, come un cinereporter di quelli che non fermano la macchina da presa nemmeno davanti alle scene più conturbanti, anzi, pare quasi che le vogliano sollecitare».

    Renzo Renzi, Visconti segreto, Laterza, Bari, 1994 

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    Cinema Trevi - Cineteca Nazionale, ore 21.00


    Presentazione del festival con il direttore Sergio M. Germani e i collaboratori Olaf Möller. Simone Starace, Dario Stefanoni, Roberto Turigliatto con l'intervento di Silvia Vallario e Giancarlo Stampalia

     

    Okiba non vendermi di Gianni Fontaine

    «In questi giorni viene proiettato in prima visione in alcune sale cinematografiche di varie regioni italiane un film tutto particolare. Esso rievoca la patetica storia di un fatto realmente verificatosi alcuni anni or sono nell'Africa Equatoriale e che molto assomiglia alla vicenda di Giulietta e Romeo: due giovani negri si amavano ma non potevano sposarsi perché appartenenti a tribù rivali. Il dramma che ne scaturì ebbe conclusioni in un certo senso inaspettate perché nella lotta degli istinti guerrieri e vendicativi si inserì improvvisamente la parola di un missionario cattolico attraverso cui la tragedia poté comporsi nella consolazione. La vicenda ebbe una certa risonanza soprattutto fra gli europei, perché rivelò visuali inconsuete nella psicologia delle popolazioni negre e suggerì questo film con intenti artistici e documentari insieme. [...]

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    Cocciutelli in guerra di Luca Comerio

    Cinema Trevi - Cineteca Nazionale, ore 18.45

     

    «Nei film di Comerio che seguono l'impresa libica, al di là di titoli che qui come in seguito possono essere di trionfale retorica, ciò che si vede è che le truppe italiane penetrano sempre in territori estranei e ostili, e ogni gesto (anche nell'esercitazione di Esercito italiano: plotone nuotatori di cavalleria) evidenzia sforzi fisici, attraversamenti a nuoto o in pericolose discese, avanzamenti in un deserto non mitizzato esoticamente. Le armi (vedi La nostra artiglieria di guerra), lungi da mitologie futuristiche, diventano macchine celibi di distruzione, soffermandosi lungamente sui rinculi del cannone da cui ogni volta ci si deve scostare. Diventa secondario quanto taluni hanno interrogato, ovvero quanto vi sia di riprese documentaristiche di eventi bellici reali e quanto venga da Comerio ricreato per le sue riprese: giacché anche in queste s'impone l'immagine di un quasi insostenibile sforzo fisico. Ha dell'incredibile che nello stesso 1912 Comerio abbia potuto realizzare un film comico (i suoi esordi nel cinema sono di finzione, con il meraviglioso

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