La frontiera

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Ore 21.00 Serata inaugurale / Opening evening

 

Premio Anno uno. Franco Giraldi, un maestro del cinema europeo dietro l'angolo

La frontiera Franco Giraldi, 1997, 107'.

alla presenza di Omero Antonutti, con la presentazione di Sergio M. Grmek Germani, Michele Zanetti

Regia, sceneggiatura: Franco Giraldi; soggetto: dal romanzo di Franco Veglia- ni; fotografia: Cristiano Pogany; montaggio: Antonio Siciliano; musica: Luis Bacalov; interpreti: Raoul Bova, Omero Antonutti, Marco Leonardi, Giancarlo Giannini, Vesna Tominac, Claudia Pandolfi; produzione: Mario Gallo per Filmalpha-Factory/RAI; origine: Italia, 1996; formato: 35mm, col.; durata: 107'. Copia 35mm da Cineteca del Friuli (deposito Franco Giraldi).

1916: Emidio Orlich, giovane ufficiale dell'esercito austroungarico di origine dalmata, dopo una drammatica crisi di coscienza decide di disertare e di passare nelle file italiane. Finirà sotto processo. 1941: Franco Velich, un ufficiale fascista anch'egli nato in Dalmazia, trascorre un periodo di convalescenza nell'isola in cui è nato, durante il quale acquista consapevolezza della violenza inflitte dalle truppe dell'Asse alle popolazioni occupate.

«Sapevo, avendolo imparato sulla mia pelle, che in frontiera nessuno nasce "univoco", ognuno nasce "se stesso più qualcos'altro", e che se si vuole reprimere questa componente aggiuntiva allora nascono i conflitti, le tragedie. Il pluralismo identitario della frontiera, se assoggettato alla volontà di ridurlo a una sola identità, non può che produr- re conflitto, tragedie, stragi, come si era visto in quegli anni nei Balcani. Per me si trattava di un film necessario. [...] Quando il protagonista de La frontiera arriva nell'isola dalmata dove ha imparato a nuotare, viene accolto come ospite in casa di amici - che poi è la casa del tenente Orlich - e la ragazza con cui parla è una ragazza che giustamente combatte contro l'esercito italiano, che altro non è che un esercito di occupazione. Lei è nata come lui nel- l'isola, ma lui è tornato come occupatore, e come tale non può non sapere come lei la pensa. Ecco dove nasce la giusta ambiguità della frontiera: quando lei farà una serie di azioni contro l'esercito italiano, lui non potrà denunciarla. In frontiera, quando sai, quando capisci, non puoi agire. Raoul Bova, che nella finzione si chiama Orlich, si sente austriaco ma a casa parla italiano, vive una condizione ambigua perché ha prestato dei libri di letteratura italiana a un nazionalista sloveno che poi viene giustiziato, cosa per la quale teme e si sente in colpa, e ha quindi un problema di collocazione, di identificazione in un'identità univoca».

Franco Giraldi in Luciano De Giusti (a cura di), Franco Giraldi, lungo viaggio attraverso il cinema, cit.

 

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