Ultimo saluto a padre Fantuzzi

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Alla notizia della mortedi padre Virgilio Fantuzzi, che come pochi fece abbracciare in totale libertàcristianesimo e cinema, e che fu ospite dei Mille occhi in una memorabileedizione con Enrique Irazoqui e Angela Felice, pubblichiamo il bel ricordo di AdrianoAprà su "Il manifesto" del 25 settembre.

 

Una scrittura tra sacro e profano per trasmettere la poesiadel cinema - Adriano Aprà, 25.09.2019

 

Virgilio Fantuzzi. Addio al critico,saggista, gesuita «fuorinorma» con passione per Rossellini Ho fatto, fra il1954 e il 1958, il ginnasio e il liceo classico al Massimo, scuola parificatadei gesuiti, quando ancora si trovava a Piazza dei Cinquecento, in un belpalazzo dove poi Bellocchio avrebbe girato Nel nome del padre e che ha ospitatopoi il Museo Nazionale Romano. Tre anni, credo, avanti a me vi studiava ancheVirgilio Fantuzzi, che era nato nel 1937, era entrato nel Noviziato dei Gesuitinel 1954 ed era stato ordinato sacerdote nel 1969. Ma non è a scuola che lhoconosciuto. Lui se lo ricordava meglio di me e me lo ha ripetuto varie volte,ma io non lho mai davvero memorizzato. Era comunque alcuni anni dopo, e credoche sia stato lui a telefonarmi per prendere un appuntamento, perché sapeva chemi interessavo, come lui, al cinema. Da allora lho visto e sentito non soquante volte, fino a non molti giorni fa al telefono. È lui che ha celebrato ilmio matrimonio con Stefania Parigi nella chiesa dellabbazia di Monte OlivetoMaggiore vicino Siena (perché volevo coronare levento con una «vera»cerimonia), dispensandoci però dal confessarci perché non eravamo credenti,nonostante la mia educazione in quella scuola. E, coerentemente,«dimenticandosi» di celebrare la comunione lasciando a bocca asciutta i moltiastanti, ancor più sconcertati dallomelia in cui ha dissertato di Rossellini(per me) e di Pasolini (per Stefania). VEDENDOCI e telefonandoci parlavamomolto di cinema, soprattutto e maniacalmente di Rossellini. Ma anche, perché loconsideravo e lo considero un amico, di questioni di varia umanità, e a volte loprendevo un po in giro perché era un prete «fuori norma» («Quanti peccati avraida confessare?»). Di preti legati al cinema ce ne sono stati diversi, quasitutti gesuiti (non a caso?) e quasi tutti in ottimi rapporti con registi nonnecessariamente credenti. Virgilio lo era con molti. Il suo ultimo libro, dicui ho avuto lonore di scrivere la prefazione (Virgilio e i suoi Dante), siintitola Luce in sala. La ricerca del divino nel cinema (Ancora-La CiviltàCattolica 2018). Non è tanto una raccolta di recensioni, come il precedenteCinema sacro & profano (La Civiltà Cattolica 1983), quanto di «racconti» sue incontri con Rossellini, Fellini, Sergio Citti, Bertolucci, Bellocchio, PaoloBenvenuti, i Taviani, Olmi. Virgilio scriveva regolarmente, dal 1973, sulmensile dei gesuiti «La Civiltà Cattolica» (ma talvolta anche altrove, quandoaveva da dire qualcosa di un po troppo osé per la rivista cattolica). Il suoultimo articolo è del 20 aprile scorso sul restauro di Metropolis di FritzLang. CHE CRITICO era? Intanto scriveva solo su film e autori che glipiacevano. Poi prendeva sempre pretesto dallattualità: o perché un film eraappena uscito o perché, se era un «classico», era stato mostrato in qualchemanifestazione o per qualche altro motivo. Lapproccio era puntigliosamenteanalitico, come se avesse il film sotto gli occhi (visto evidentemente piùvolte e, più di recente, con laiuto di un dvd) e volesse, con il solo ausiliodella parola, metterlo sotto quelli del lettore. Ma la sua descrizione delfilm, apparentemente oggettiva, anticipava fra le righe il suo giudizio, chenon manifestava mai esplicitamente ma quasi conducendo per mano illettore-spettatore per sollecitarlo a farsi unidea propria.

DICEVO nella prefazione al suo ultimo libro: «Ciò cheinnanzitutto mi colpisce in Fantuzzi è la limpidezza della sua scrittura. Non èfacile essere chiari. Non vuole certo dire semplificare ma cercare la densitàsenza addobbarla di orpelli inutili. Fantuzzi crede profondamente nellapossibilità di comunicare la complessità dellarte cinematografica a chipotrebbe esserne intimidito. In questo è socratico: maieuta che aiuta loperadarte a far nascere in ognuno di noi casomai anima semplice  il fruttodella bellezza poetica. È, in altre parole, un maieuta». È un Virgilio che cicammina accanto per farci ammirare i suoi Dante, ma anche senza aver paura diciò che può sembrare un inferno o un purgatorio. Di saggisti di cinema nonaccademici, non presi dalla frenesia del settimanale capolavoro, non ce ne sonotanti da noi. La sua voce e la sua scrittura ci restano nel cuore e nellamente. Non sappiamo come sostituirle

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