L’INTRUSA

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Venerdì 18

RAI 3, Fuori orario

 

Inizio Programma della notte ore 1.10

 

L'INTRUSA

 Regia: Raffaello Matarazzo; soggetto: dal dramma di Silvio Zambaldi; sceneggiatura: R. Matarazzo, Piero Pierotti, Giovanna Soria; fotografia: Tonino Delli Colli; montaggio: Mario Serandrei; musica: Luigi Malatesta; intepreti: Amedeo Nazzari, Lea Padovani, Rina Morelli, Paola Quattrini; produzione: Arrigo Colombo per Jolly Film; origine: Italia, 1955; formato: 35mm, b/n; durata: 105'.

 

 «Un film che contiene la massima polarità tra uno spazio teatrale (come in un Pagnol o Guitry), un piccolo mondo italiano (nel cinema americano si parlerebbe di «americana») che solo il primo, a tratti affine Bianchi (La maestrina, 1942) seppe rendere parimenti, e un universo di approdi dal mare e, alla fine, di fuga verso il mare, che transitano da Dwan e dal Renoir americano di Bogeaus alla ancora remota nouvelle vague: perfetto rovescio delle onde che cancellavano i titoli de L'albergo degli assenti prodotto dalla Oceano Film, sono forse le due regie più intimamente segrete del regista, e questo è il solo 17 da L'intrusa suo titolo ad essere firmato "un film di Raffaello Matarazzo". È anche il solo suo postbellico in parte in presa diretta (fonico Giovanni Paris) o comunque con molti interpreti autodoppiantisi. Come l'esordio Treno popolare fu troppo avanti di decenni, questo film scavalca i decenni futuri del cinema italiano. Le parole che la bambina Quattrini dice alla Padovani dell'amore di Nazzari verso il corpo sepolto della prima moglie sono insieme espressione di profonda psicologia infantile e segno del desiderio di Matarazzo di superarle nel cinema: "Ma come si fa ad amare una morta?"».

Sergio M. Germani, Il vortice e lo scudo, in S.M. Germani, Simone Starace, Roberto Turigliatto, Titanus. Cronaca familiare del cinema italiano, Centro Sperimentale di Cinematografia/Sabinae, Roma, 2014

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