Sette piccole croci

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Sabato 19 Settembre

I MILLE OCCHI IN CONVERGENZA CON FUORI ORARIO DALLE 2.50

 

SETTE PICCOLE CROCI

Regia: Vittorio Cottafavi; soggetto: novella di Georges Simenon; sceneggiatura: Alessandro De Stefani, Sergio Failoni; interpreti: Ivo Garrani, Tino Bianchi, Antonio Cannas, Gianni Santuccio; produzione: RAI; origine: Italia, 1957; formato: video, b/n; durata: 65'.

«Se non fosse un cliché, si potrebbe dire che tutta la televisione di Cottafavi è già sintetizzata nella sua opera prima, Sette piccole croci (1957). Dietro questo debutto, che lo stesso regista liquiderà più tardi come un'esercitazione su un soggetto "facile", si intravedono infatti col senno di poi non soltanto gli stilemi formali dei telefilm immediatamente successivi ma anche, fra le righe, i presupposti di quegli scritti teorici con cui, qualche anno più tardi, Cottafavi cercherà di articolare e divulgare una propria concezione della comunicazione mass-mediatica. Il programma [...] si apre con una ripresa, in pellicola, delle strade affollate di una metropoli. Alcuni dettagli, su cui intanto stanno già scorrendo i titoli di testa, ci mostrano le vetrine addobbate per il Natale. Questo piccolo prologo, che come le didascalie dei peplum serve a collocare nello spazio e nel tempo la vicenda, è anche l'unico esterno, l'unico spiraglio di realtà che Cottafavi ci permette di intravedere. Un mondo massificato, mercificato e buio, ma un mondo ancora concreto, con cui forse c'è la possibilità di interagire. Il resto del racconto, invece, si svolge in diretta nel chiuso di una stanza, in una stazione di polizia parigina. Qui il protagonista, un pubblico ufficiale con la mania della statistica, trascorre la notte di Natale al telefono, raccogliendo le segnalazioni dei vari agenti: una rissa fra ubriachi qua, un omicidio là, i soliti suicidi sotto le feste... Di tutto questo, però, noi spettatori (come del resto i personaggi) non vediamo mai niente, ma percepiamo appena un'eco "telefonica" (un "riverbero", come scrive Donatello Fumarola). È evidente che attraverso questo impianto della messa in scena Cottafavi vuol anche suggerire, metalinguisticamente, una riflessione sulla televisione e sui mass-media: già nel 1957 il rapporto con una realtà troppo vasta e complessa è necessariamente mediato attraverso la comunicazione di massa».

 

Simone Starace, Introduzione alla televisione di Cottafavi, in Adriano Aprà, Giulio Bursi, S. Starace, Ai poeti non si spara. Vittorio Cottafavi tra cinema e televisione, Cineteca di Bologna, Bologna, 2010

 

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