MARY POPPINS ai Mille occhi

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Martedì 22 Teatro Miela ore 15.00

MARY POPPINS

Regia: Robert Stevenson; soggetto: dai romanzi di P.L. Travers; sceneggiatura: Bill Walsh, Don Da Grandi; fotografia: Edward Colman; montaggio: Cotton Warburton; musica: Richard Sherman, Robert Sherman, Irwin Kostal; interpreti: Julie Andrews (voce italiana Maria Pia Di Meo, canto italiano Tina Centi), Dick Van Dyke (voce italiana Oreste Lionello), David Tomlinson (voce ita - liana Giuseppe Rinaldi), Glynis Johns (voce italiana Rosetta Calavetta), Hermione Baddeley (voce italiana Dhia Cristiani), Elsa Lanchester (voce Renata Marini); produzione: Walt Disney e B. Walsh per Walt Disney Productions; origine: USA, 1964; formato: 35mm, col.; durata: 139'. Copia 35mm da collezione privata.

 

«Disney conosceva da molti anni il romanzo dell'australiana P.L. Travers: Mary Poppins, la storia di una bambinaia dotata di poteri magici che dona il suo affetto ai figli di un banchiere ricco ma arido, era stata una delle fiabe preferite di [sua figlia] Diane. Spesso Lilian le leggeva un capitolo a letto, finché non si addormentava. Sia Diane che Lilian, più di una volta, avevano chiesto a Walt di trarre un film dal libro. Disney prese contatto per la prima volta con l'autrice durante la seconda guerra mondiale. [...] Negli anni successivi vi furono altri tentativi senza esito. Alla fine Walt andò a Londra per incontrare di persona la Travers, che trovò questo Disney - al contrario del fratello - intelligente, affascinante e molto convincente. Non gli ci volle molto a persuaderla che era l'unico a poter portare sullo schermo il suo romanzo senza tradirne lo spirito. Per concludere l'accordo, dovette però cedere su due punti: il film non sarebbe dovuto essere a disegni animati e la Travers avrebbe approvato la sceneggiatura definitiva. [...] Tornato a Hollywood, Walt nominò Bill Walsh line producer del film e convinse Ub Iwerks a sviluppare nuovi effetti visivi che dessero al film un'apparenza di modernità, senza rinunciare al classico tocco disneyano. Era dai tempi dei Tre caballeros che Disney non seguiva la realizzazione di un film con tanta pignoleria. Per mesi lavorò a Mary Pop - pins giorno e notte, trasferendosi nel suo ufficio allo Studio come ai bei tem - pi. Curò ossessivamente ogni det taglio, insistendo fino a essere soddisfatto, senza badare né a costi né a perdite di tempo. Sullo schermo se ne videro i frutti. Mary Poppins, oltre a essere una combinazione perfetta di riprese dal vero e di animazione, trasformava la debole struttura a episodi del romanzo in una descrizione organica dell'infanzia e delle sue fantasie. Disney creò un mondo dove identità, felicità, espressione e appagamento dipendono unicamente dalla libertà. [...] Celebrando lo scioglimento dai vincoli del tempo, quella che descrive Mary Poppins è an - che una liberazione dello spirito: come quando, nel punto cruciale della storia, Mr Banks e l'irascibile banchiere Mr Dawes vengono "umanizzati". Non sono i bambini a maturare, ma sono gli adulti a redimersi liberando l'eterno fanciullo nascosto dentro di loro. Mary Poppins è la più grande celebrazione mai fatta da Disney dell'eterno trionfo della speranza sul cinismo, della giovinezza sulla vecchiaia, della vita sulla morte: il suo più grandioso monumento all'immortalità». Marc Eliot, Walt Disney. Il principe nero di Hollywood, Bompiani, Milano, 1994

 

 

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