Totò all'inferno e Giulio Ferroni

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Chiude il percorso dantesco in occasione dei settecento anni dalla morte di Dante, un'opera di Camillo Mastrocinque. Appuntamento alle ore 21 al Teatro Miela con il film Totò all'inferno con un dialogo con il professor Giulio Ferroni ospite in sala. Personalità di grande rilievo della Letteratura italiana, professore emerito della Sapienza di Roma, è autore del libro L'Italia di Dante - Viaggio nel paese della «Commedia» con cui ha vinto il Premio letterario internazionale Viareggio Rèpaci 2020 (sezione Saggistica) e il Premio letterario internazionale Mondello 2020 (sezione Opera critica).

Totò all'inferno rappresenta la prima delle tante collaborazioni di Mastrocinque col comico napoletano. Caratterizzata da un'alternanza tra il bianco e nero della realtà e il colore dell'inferno, vede come coautore del soggetto lo stesso Totò.


Forse l'architettura cosmica della "Divina Commedia", su cui da Pascoli a Valli si sono scatenate pulsioni esoteriche, cela anche i gironi e i cieli più giusti per i cineasti. Come sarebbe possibile altrimenti che i tre maestri sommi della messinscena (Cottafavi, Matarazzo, Freda) si possano rivelare i chiosatori più profondi in cinema del Sommo Poeta? Nella Vita di Dante scritta da Prosperi (che altrove fece incontrare Genina, Rossellini e Zurlini) c'è la stessa intuizione di Borges sul ritorno a Beatrice viva nella scrittura di Dante (quella che Eliot, Pound e Mandel'štam elessero a lezione inarrivabile di poesia). E il cineasta più imprevedibilmente sbrigliato del cinema italiano, Camillo Mastrocinque, è naturalmente prescelto sia per un Totò che dire "parodico" sarebbe blasfemo, sia per un noir del 1943, ritrovato dopo 80 anni dalla Cineteca del Friuli, in cui una canzone segue le tracce di Dante e Beatrice. in una deviazione per l'inferno che sogna un impossibile incontro in paradiso.

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