Premio Announo

In un’opera di pochi titoli realizzati ma di infinita profusione creativa e di vita, Thomas Harlan, cineasta, scrittore, triplo agente di rivoluzioni planetarie, si è dedicato anche alla traduzione del Libro di Giobbe, e la traduzione che gli fu da faro (triangolando italiano, tedesco ed ebraico) è stata quella di Guido Ceronetti. L’essenziale cartolina di costui qui pubblicata, ricevuta dall’amica Rosella Pisciotta, motiva il nostro premio al di là delle conoscenze che Ceronetti ha del cinema di Harlan. La motiva in qualcosa di essenziale, che rende il cinema di Harlan indispensabile: il suo unire, come uno dei massimi testi poetici della Bibbia, l’amore e l’intransigenza. È noto che Thomas Harlan seppe contenere l’amore per suo padre Veit nell’accanita persecuzione delle sue responsabilità storiche (come di quelle di tutti i criminali nazisti, fino alla Risiera di San Sabba, di cui si parla in un libro di Thomas Harlan e nel suo film-intervista). Alle verwehte Spuren che sono il titolo di uno dei mélo di Veit che si vuole poter amare nonostante tutto, il cinema di Thomas ribatte seguendo sentieri incancellabili, in cui le esperienze umane trovano nell’agire storico una sospensione nel reale. Pochi altri film hanno l’insostenibile tensione di quelli di Thomas Harlan: qualche Straub-Huillet, qualche Schroeter (che si incrociò con Thomas produttore), qualche Papatakis, l’ultimo Baratier (Rien Voilà l’ordre), Un uomo a metà di De Seta, qualche Dreyer naturalmente. La rarità del cinema di Thomas Harlan è segno di un’insostenibilità per l’autore stesso. Il suo ultimo film Souvenance ha già vent’anni ma appartiene a un tempo ancora ignoto. Per la prima volta il Premio Anno uno va in tutti i sensi così lontano.   

Associazione Anno uno
Trieste, settembre 2010


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