Si chiude con l’annuncio del film vincitore il percorso della XXIV edizione de I Mille Occhi – Festival internazionale del cinema e delle arti, che anche quest’anno ha intrecciato memoria, ricerca e riscoperta, accompagnando il pubblico in un viaggio cinefilo attraverso epoche, cinematografie e autori.
14.30 Il cinema della diaspora armena
Uomini, anni, vita di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Italia 1990, 70’ + Arménie 1900 di Jacques Kébadian, Francia 1981, 13’
Gianikian e Ricci Lucchi sono celebri per i film in cui rielaborano con cura i materiali d’archivio. In questo film, Uomini anni vita, il fulcro sono appunto immagini legate all’identità armena: dalle lacrime e dai funerali del 1915 alle immagini del cosiddetto “realismo socialista”. In Arménie 1900 attraverso fotografie, incisioni, disegni e lettere, si crea l’album di famiglia immaginario di un bambino armeno alla vigilia del genocidio del 1915.
16.00 Concorso internazionale - Cinema sul cinema
Relâmpagos de críticas murmúrios de metafísicas di Rodrigo Lima, Julio Bressane, Brasile 2024, 148’
15.30 Young and Innocent: il cinema interminabile dei cineasti più grandi
Young Cassidy (Il magnifico irlandese) di John Ford (completato da Jack Cardiff), UK 1965, 110’, copia 35mm Technicolor del British Film Institute
Prima parte della mitobiografia dello scrittore irlandese Sean O’Casey, doveva diventare il racconto autobiografico della splendida nuova giovinezza del John Ford anni 60, ma un ricovero costrinse alla sua sostituzione col grande direttore di fotografia Cardiff, scrupoloso ma impersonale. L’impronta di Ford tuttavia s’impone, e il film (con l’indimenticabile Julie Christie) è tra i capolavori politici di quel decennio.
17.30 Kino Basaglia
87 ore di Costanza Quatriglio, Italia 2015, 75’ + Blink di Jakov Labrovic, Croazia 2017, 19’ - alla presenza del regista
15.00 Young and Innocent: il cinema interminabile dei cineasti più grandi
My Son John (L’amore più grande) di Leo McCarey, USA 1952, 122’ (comprendente rushes di Strangers on a Train di Alfred Hitchcock, USA 1951)
Il film-tabù dell'immenso McCarey, il suo più sentito ma su cui il pubblico americano lo tradì: perché il suo anticomunismo diventava piuttosto una grande tragedia americana. La scena in cui il figlio finge di amare la madre cullandola e lei coglie la finzione è il momento più insostenibilmente commovente di tutta la storia del cinema. E tutto si sfalda in un film incompletabile per la morte dell'attore, cui gli scarti di Hitchcock e la voce di McCarey cercano di ridar vita.
17.30 Kino Basaglia
25 - 30 di Jakov Labrović, Croazia 2010, 18’ - alla presenza del regista + 12 jours di Raymond Depardon, Francia 2017, 87’
17.00 Young and Innocent: il cinema interminabile dei cineasti più grandi
Två människor (Due esseri, Svezia 1945, 75’) di Carl Theodor Dreyer, Svezia 1945 (35mm)
Sarà per anni il “film nascosto” di Dreyer, come per Kubrick Fear and Desire. Ufficialmente perché il regista ne era insoddisfatto per gli attori impostigli, ma in realtà perché in pochi altri film un autore si denuda come qui, in una ricerca della madre perduta nella morte (cui Ordet sognerà di ridar vita) e dove una ninnananna italiana (non sottotitolata in Svezia e Danimarca mentre il film restò inedito in Italia) si confida a uno spettatore che non esiste. Ed è un segno del destino che a lungo l'unico critico ad aver visto il film e ad averne scritto fosse, sulla gloriosa “Gazette du cinéma”, il Maurice Schérer/Éric Rohmer che meglio entrerà nella sala da parto di Ordet e che da regista unirà splendidamente Hitchcock, Rossellini e Dreyer.
18.45 Premio Anno Uno a Želimir Žilnik
Rani radovi (Early Works, Jugoslavia 1969, 87’) di Želimir Žilnik - alla presenza dell’autore
15.00 Una storia semplice? Leonardo Sciascia e il cinema
Il consiglio d’Egitto (Italia 2002, 138’, 35mm) di Emidio Greco
Nel 1782 una tempesta fa naufragare sulle coste siciliane la nave dell’ambasciatore del Marocco. Poiché nessuno conosce l’arabo, viene chiamato a fare da interprete l’abate Vella (Silvio Orlando), il quale fa credere che un manoscritto arabo conservato nell’isola sia il fondamentale testo storico-politico Il Consiglio d’Egitto. Trasposizione del romanzo del 1963, il film segna il secondo confronto di Emidio Greco, raffinatissimo cineasta troppo spesso dimenticato, con lo scrittore siciliano, di cui aveva già adattato Una storia semplice (1991).
17.30 Young and Innocent: il cinema interminabile dei cineasti più grandi
Sabotage (Sabotaggio, UK 1936, 76’) di Alfred Hitchcock, (comprendente brano da Who Killed Cock Robin? di Walt Disney, USA 1935, 35mm) + [rushes] The Day the Clown Cried di e con Jerry Lewis (USA-Svezia-Francia 1972, 39’)
15.00 Una storia semplice? Leonardo Sciascia e il cinema
A ciascuno il suo di Elio Petri (Italia 1967, 109’)
Dopo l’anteprima all’arena Il Giardino con Porte aperte di Gianni Amelio, i Mille occhi si apre con la prima parte dell’omaggio a Leonardo Sciascia.
Sicilia. Un insegnante (Gian Maria Volonté) indaga sul duplice omicidio di un farmacista e di un medico. Anche se per tutti si tratta di un delitto d’onore. Liberamente tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia del 1966, di cui Petri esplora sottotraccia il discorso politico e anticlericale.
17.00 Kino Basaglia
L’image originelle – Marco Bellocchio (Francia 2024, 26’) di Pierre-Henri Gibert + Titicut Follies (USA 1967, 84’) di Frederick Wiseman
Kino Basaglia (parte del Programma ufficiale di GO!2025 - Gorizia/Nova Gorica, Capitale Europea della Cultura) è la sezione del festival che celebra e discute il pensiero di Franco Basaglia attraverso i film.
Torna il Concorso internazionale Cinema sul cinema (la cui prima edizione, nel 2024, venne vinta da Henry Fonda for President di Alexander Horvath). Quest’anno, nei fitti intrecci tessuti dal nostro programma, ci saranno un documentario su Eric Rohmer (che, per esempio, fu tra i pochissimi critici a scrivere, al tempo, di Två människor di Dreyer, presentato nella sezione Young and Innocent) che si pone domande sul rapporto tra la figura pubblica e quella privata del regista, ma anche un film che ricostruisce la storia (anche quella delle immagini) dell’appena scomparso David Lynch, e quello che conta è che non siano unicamente documentari in senso classico a dare forma al nostro percorso di cura e memoria del cinema
Mentre quest’anno ci occupiamo del rapporto tra Leonardo Sciascia e il cinema, ecco due code a due retrospettive che han segnato il programma di I mille occhi degli ultimi anni: quella dedicata a Dino Buzzati e quella incentrata su Italo Calvino. Due film in tecnica mista, animazione e live action, come a traslitterare il corpo a corpo che li muove, quello tra cinema e letteratura. Con l’anteprima di Orfeo di Virgilio Villoresi, appena dopo la presentazione alla Mostra del cinema di Venezia, portiamo a Trieste l’esordio completamente autoprodotte di un regista premiatissimo in ambito pubblicitario (e attesissimo al cinema, dopo la retrospettiva dedicatagli da Annecy in Francia, il maggior festival di cinema animato del mondo)
In quasi tutti i paesi del mondo esistono comunità armene, spesso fondate dai sopravvissuti al genocidio commesso dal governo dei Giovani Turchi nel 1915-16 nell'Impero Ottomano e perpetrato dallo Stato turco. Mentre la preoccupazione più immediata della prima generazione di emigranti era quella di guadagnarsi da vivere nel nuovo paese e garantire un'istruzione ai propri figli, la seconda e la terza generazione adottarono l'arte come occasione per affrontare la propria identità.
KINO BASAGLIA è un progetto cinematografico itinerante, transfrontaliero che porta eventi, proiezioni cinematografiche e presentazione di materiali d’archivio in diverse località, per fa rivivere gli spazi e lo spirito, legati alla figura di Franco Basaglia, uno dei più grandi innovatori della psichiatria.
Venerdì 12 settembre - Teatro Miela ore 15
A ciascuno il suo (Italia, 1967, 109’) di Elio Petri, con Gian Maria Volonté, Irene PapasSicilia. Un insegnante indaga sul duplice omicidio di un farmacista e di un medico. Per tutti si tratta di un delitto d’onore, ma l’intreccio è più complesso. Liberamente tratto dal romanzo del 1966, di cui Petri esplora sottotraccia il discorso politico e anticlericale, che diverrà poi ancor più esplicito nel suo successivo adattamento di Todo modo (1976).
“Non credo di peccare di vanagloria se inserisco nella storia del festival un programma firmato, in un senso che va oltre la semplice curatela. Non ho mai creduto ai canoni e agli elenchi definitivi di ciò che sarebbe più importante dentro la storia del cinema. Trovo invece eccitante un programma (come una top-list) che, nel mettere insieme alcuni titoli e alcuni autori, vi scopre intrecci inaspettati. Il bello è infatti che i cineasti più esigenti con se stessi sono stati anche i più aperti ad accogliere gli imprevisti. Roberto Rossellini lo è al livello più programmatico. Ma lo è anche Carl Th. Dreyer, e si sbaglia a confinarlo in un territorio a sé, senza relazioni dentro il cinema: una delle proposte dei Mille occhi più fertili credo sia stata il percorso intitolato Expanded Dreyer: regista di cui va ricordata l’indicazione apparentemente auto-eretica che ‘bisogna trovare per ogni film il suo stile’.
Il Premio Anno uno predilige da sempre i cineasti “inattuali”, che sono a ben vedere anche i più capaci di rivelarci la realtà del presente. La loro inattualità è nella loro fedeltà a se stessi, alle proprie passioni e ossessioni, piuttosto che alle mode che dominano la comunicazione e alla pigrizia di un pubblico che vuole vedere solo quanto già riconosce. E nel fatto che la macchina cinema, dalla produzione ai festival e alle attenzioni mediatiche, è poco propensa a correre rischi rispetto a quanto si è già affermato.È però un vero paradosso che tra gli inattuali si debba annoverare anche un cineasta come il serbo vojvodinese Želimir Žilnik, attento da sempre a cogliere i battiti del proprio tempo e a percorrere tutta la geografia non solo delle terre natie (dalla Jugoslavia in cui è cresciuto alla sua frantumazione odierna) ma anche di quel mondo sempre più esteso che raggiunge l'Europa dall'Africa e dall'Asia.
Il festival propone quest’anno la carta bianca “Young and Innocent: il cinema interminabile dei cineasti più grandi”, a cura di Germani: un dialogo tra Hitchcock, Jerry Lewis, Disney, Dreyer, Ford e McCarey, con l’intento di offrire “un programma di capolavori assoluti, film bellissimi che mai finiremo di conoscere”.
Il Premio Anno uno, in collaborazione con il Trieste Film Festival, sarà conferito al regista serbo Želimir Žilnik – un cineasta che “laicamente si spende per incontrare l’umanità infinita e sofferente del nostro tempo” – di cui verrà presentata un’ampia retrospettiva fino all’anteprima italiana di Eighty Plus.
imilleocchi newsletter
Privacy Policy per i visitatori del sito
Secondo quanto previsto dalla Legge 124/2017, l'Associazione Anno uno rende pubblici online gli importi di natura pubblica. Vedi la voce "contributi e sponsor".







