Camerini Mario

(Roma, 6 febbraio 1895 - Gardone Riviera, 4 febbraio 1981)
Scrive e vende il suo primo soggetto quando è ancora al liceo (Le mani ignote, 1913). Cugino di Augusto Genina e fratello di Augusto Camerini, entrambi registi, collabora poi con loro fino al 1923, anno del suo esordio alla regia con Jolly, clown da circo. Da Rotaie (1929) in poi delinea un personalissimo stile fatto di realismo e sottigliezza, col quale racconta per oltre un decennio sogni e ipocrisie della piccola borghesia. Decisiva, in particolare, la serie di film in cui dirige Vittorio De Sica (Gli uomini, che mascalzoni..., 1932; Il signor Max, 1937), con cui ne reinventa la fisionomia d'attore e inaugura una via italiana alla commedia che sarà fondamentale per il nostro cinema. Nel dopoguerra, pur senza trovare una collocazione altrettanto precisa, gira ancora film notevoli come Due lettere anonime (1945), La figlia del capitano (1947) e Ulisse (1954). Abbandona il cinema, dopo quasi sessant'anni, con Don Camillo e i giovani d'oggi (1972).

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