La porta del cielo

Regista - Director: 
Immagine: 
La porta del cielo.jpg
Anno - Year: 
1944
Sceneggiatura: Cesare Zavattini, Diego Fabbri, V. De Sica, Adolfo Franci, Carlo Musso; fotografia: Aldo Tonti; montaggio: Mario Bonotti; scenografia: Salvo D'Angelo; musica: Enzo Masetti; interpreti: Maria Mercader, Marina Berti, Elli Parvo, Massimo Girotti, Roldano Lupi, Carlo Ninchi, Giovanni Grasso, Elettra Druscovich, Annibale Betrone, Giuseppe Forcina,
Enrico Ribulsi, Vittorio Cottafavi; produzione: Orbis; origine: Italia, 1944; formato: 35mm, b/n; durata: 84'.
Copia 35mm della Cineteca Nazionale.

«Il ministro Goebbels, tramite il suo ambasciatore a Roma, mi fece chiamare per invitarmi a dirigere la cinematografia tedesca a Praga. Nello stesso tempo, l'allora ministro della Cultura Popolare Mezzasoma m'invitava a dirigere la cinematografia della Repubblica Sociale a Venezia. Ero terrorizzato. A Roma c'era il coprifuoco, e alle cinque del pomeriggio si stava tutti chiusi in casa. Alle diciassette e cinque in punto, squillava il telefono e regolarmente Cocco, un direttore di produzione, di fede profondamente fascista, mi chiedeva: "Allora, De Sica, cosa hai deciso per Venezia?". Ed io, regolarmente, rispondevo: "Devo finire prima di dirigere il film che mi ha commissionato il Vaticano, dal titolo La porta del cielo". Questo film è stato la salvezza per me e per i miei compagni attori, che tutti, o quasi tutti, avevano voluto che io li scritturassi anche per piccolissime parti. La sua lavorazione durò quasi un anno. [...] Giravamo nelle cantine di una chiesa, al quartiere Salario. Anzi, siccome c'era il pericolo dei rastrellamenti tedeschi, avevamo pensato di rinchiuderci là sotto, portando con noi lenzuola e vitto. [...] Non potendo andare a Loreto per girarvi l'ultima sequenza del film, chiesi al vescovo parroco della Basilica di San Paolo se mi consentiva di girare la scena nella sua basilica. Me lo concesse, a patto che mi rendessi responsabile del comportamento serio e rispettoso del folto numero di comparse di cui la scena aveva bisogno. Come avrei potuto ottenere da quei duemila scalmanati, maleducati, il rispetto del luogo dove avvennero scene disgustose? [...]. Una volta
liberata Roma, il film La porta del cielo era pronto per la proiezione. Questo film non fu gradito al Centro Cattolico Cinematografico perché non rispondeva alla pura ortodossìa cattolica. I miracoli avvenivano negli animi dei fedeli, nella forza di persuasione del Credo. Una donna che guariva di una paralisi alle gambe, conseguenza di un fatto isterico, e la rinuncia di uno dei protagonisti, interpretato da Roldano Lupi, che depositava sull'altare la rivoltella con la quale avrebbe voluto suicidarsi, erano considerati non completamente ortodossi dai cattolici».
Vittorio De Sica, La porta del cielo.
Memorie 1901-1952
, Avagliano, Cava de' Tirreni, 2004

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