Dal percorso Apocalypsis cum figuris

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Cocciutelli in guerra di Luca Comerio



Cinema Trevi - Cineteca Nazionale, ore 18.45

«Nei film di Comerio che seguono l'impresa libica, al di là di titoli che qui come in seguito possono essere di trionfale retorica, ciò che si vede è che le truppe italiane penetrano sempre in territori estranei e ostili, e ogni gesto (anche nell'esercitazione di Esercito italiano: plotone nuotatori di cavalleria) evidenzia sforzi fisici, attraversamenti a nuoto o in pericolose discese, avanzamenti in un deserto non mitizzato esoticamente. Le armi (vedi La nostra artiglieria di guerra), lungi da mitologie futuristiche, diventano macchine celibi di distruzione, soffermandosi lungamente sui rinculi del cannone da cui ogni volta ci si deve scostare. Diventa secondario quanto taluni hanno interrogato, ovvero quanto vi sia di riprese documentaristiche di eventi bellici reali e quanto venga da Comerio ricreato per le sue riprese: giacché anche in queste s'impone l'immagine di un quasi insostenibile sforzo fisico. Ha dell'incredibile che nello stesso 1912 Comerio abbia potuto realizzare un film comico (i suoi esordi nel cinema sono di finzione, con il meraviglioso L'avventura galante di un provinciale riscoperto da quello che è il suo vero erede nel cinema prove- niente da Milano, Luigi Comencini) intitolato Cocciutelli in guerra con un personaggio comico carico di bandiere italiane e trascinante un cannone, la cui impresa gloriosa consiste nello strappa- re e portare in Italia la bandiera araba. Se non fosse stato firmato da Comerio il film avrebbe potuto persino incorrere nell'accusa di vilipendio alla bandiera italiana».

Sergio M. Germani, Cocciutelli va in guerra, o dello sguardo feroce di Luca Comerio, in Piero Del Giudice (a cura di), L'Europa in guerra. Tracce del secolo breve, Edizioni "e", Trento/Trieste, 2015 (II ed.)



a seguire



Kif tebbi di Mario Camerini



«Il più importante ritrovamento cameriniano tra tutti. Pur in una certa pesantezza nell'impianto scenaristico e scenografico, con zone in cui il film lo subisce, contiene la sequenza più bella di tutta l'opera cameriniana, con Donatella Neri e Laura Orsini (cieca) che nel deserto si scoprono dei veli agli occhi del protagonista. Attraverso Zuccoli il film inclinava alla fascinazione fascistica verso il mondo musulmano; Camerini (nella foto sotto) la rende inattuale con una forza che si conserva anche rispetto all'universo musulmano odierno. Il film più segnato dalla scoperta di Camerini della realtà della donna, che avvenne attraverso le letture al giardino di Villa Borghese, marinando la scuola, di Tolstoj e Flaubert».

Sergio Grmek Germani, Le trincee del Carso, il disco rotto di Giovinezza, i veli di Anna Karenina e Madame Bovary, in Arnaldo Colasanti, Ernesto Nicosia (a cura di), Mario Camerini. La nascita della modernità, Gli Archivi del '900, Roma, 2011 

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