Même père même mère - un film de voyage

Regista - Director: 
Anno - Year: 
2008

Regia - Director: Alessandro Gagliardo, Julie Ramaioli, Giuseppe Spina
Fotografia - Cinematography: Alessandro Gagliardo, Julie Ramaioli, Giuseppe Spina
Montaggio - Editing: Alessandro Gagliardo, Julie Ramaioli, Giuseppe Spina
Suono - Sound: Alessandro Gagliardo, Julie Ramaioli, Giuseppe Spina
Produzione - Production: malastrada.film, S.A.C.R.E., 760 coproduttori dal basso - 760 co-producers at the grassroots level
Formato - Format: 16mm, DV, col
Durata - Length: 82'
Origine - Origin: Francia/Italia/Burkina Faso 2008

Mi allontano dalla terra, dai luoghi ben conosciuti, dalle forme, dallo stesso impianto prospettico. Una voce mi insegue, forse la mia, forse quella di un paese. Arrivo in Burkina Faso, vago per le sue città, cerco di colmare il mio distacco dalle cose, dalla gente, di fermare i miei sensi, per vedere. Ma la rigidità delle differenze culturali e delle sue corruzioni, la sconosciuta schizofrenia dei luoghi, mi imprigionano conducendomi ad uno stallo mentale che si trasforma in malattia, in allucinazione. Lentamente mi disintossico e accompagno Dario, uno dei miei compagni di percorso, in un villaggio del sud, nel suo Centro Ghélawé. Inizio ad aprire gli occhi e a rendermi conto di ciò che è celato in profondità, e nello stesso istante non vedo più l'uomo che mi sta davanti: le voci si confondono, le mie immagini si frantumano. La storia, la rivoluzione, il movimento di un paese, il suo pensiero, il monolite della tomba deserta di Thomas Sankara. Scappo dall'inferno di Ouagadougou, verso il nord, supero la tempesta e tutto diventa rarefatto. Incontro allora l'essere umano, ne sento la morte della sua storia, della sua politica, ne sfioro la calma sabbia del deserto.
Même père même mère è l'affresco soggettivo di uno stato africano, una ricerca dell'essere che passa attraverso la congiunzione del movimento-cinema al movimento-viaggio e viceversa. La spinta è impulsiva, niente è costruito in ripresa, tutto è mostrato come un flusso continuo di immagini, di segni, di parole sparse. La costruzione di montaggio non è che un processo di riconoscimento e di organizzazione del materiale raccolto. L'immagine è scomposta in base a un sentire che non vuole tendere mai ad estetismi, ma che nasce come sola trasposizione d'istinti. Gli autori del film si racchiudono in un'unica figura, quella d'un viaggiatore, la voce di Thomas Sankara è reinventata, riscritta in base al dubbio di un uomo, di un paese o della storia stessa.

I distance myself from the land, from well-known places, from forms, from the very perspective framework. One voice pursues me, perhaps my own, perhaps that of my country. I arrive in Burkina Faso, I wander through its cities, I try to bridge the distance of things, of people, to shut off my senses, in order to see. But the rigidity of cultural differences and of their corruptions, the unexplored schizophrenia of places, imprisons me, leading me to a mental impasse that turns into a disease, a hallucination. I slowly clear my system and accompany Dario, one of my fellow travelers, to a village in the south, to the Centro Ghélawé. I begin to open my eyes and to realize what is concealed in the depths, and at that very instant I no longer see the man who stands in front of me: voices blend together, my images break into pieces. History, revolution, the movement of a nation, its thought, the desert tomb monolith of Thomas Sankara. I escape the inferno of Ouagadougou, towards the north, I overcome the tempest and all is rarefied. Thus I encounter the human being, I feel him in the death of his history, of his politics, I brush against him in the calm sand of the desert.
Même père même mère is the subjective portrait of an African state, a search for the existence that moves across the conjunction from cinema-movement to journey-movement and vice versa. The stimulus is impulsive, nothing is constructed in shots, everything is shown as a continuous flux of images, of signs, of scattered words. The construction of montage is merely a process of recognition and of organization of collected material. The image is broken down according to a sentiment that is not inclined toward aestheticisms, but born as a unique transposition of instincts. The filmmakers frame themselves in a singular figure, that of the traveler, the voice of Thomas Sankara is re-invented, rewritten according to the doubt of a man, of a country or of history itself.

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