Programma e trame: venerdì 13 sera

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VENERDI 13 SETTEMBRE

dalle 20.00 

SPAZIO MIELA 

Inaugurazione XVIII edizione del festival con degustazione di prodotti locali / XVIII edition opening with local specialities vini/wines Sandi Skerk, formaggi/cheeses Dario Zidaricˇ 

 

alle 20.30 

Serata inaugurale / Opening evening 

ALLA PRESENZA DI/WITH FRANCO PIAVOLI E/AND ROSSELLA OR 

 

Nico d'Alessandria, l'indispensabilità dei coatti 

EVELINA E MARCOALDO 

Nico d'Alessandria, 1966, 10'.

Regia, sceneggiatura: Nico d'Alessandria; produzione: Centro Sperimentale di Cinematografia; origine: Italia, 1966; formato: 35mm, b/n; durata: 10'. 

Copia 35mm da Cineteca Nazionale.

TRAMA:

Marcoaldo, marito oppresso, si addormenta in poltrona e sogna una partita a carte con un individuo mefistofelico in cui la posta in gioco è sua moglie Evelina...

 


Premio Anno uno. Franco Piavoli, al primo soffio del cinema 

IL PIANETA AZZURRO  

Franco Piavoli, 1982, 89'.

Regia, sceneggiatura, fotografia, mon- taggio: Franco Piavoli; assistente alla regia: Neria Poli; montaggio del suono: Giuliana Zamariola; interpreti:non pro- fessionisti; produzione: Silvano Agosti per la 11 marzo cinematografica; origi- ne: Italia, 1982; formato: 35mm, col.; durata:89'. Copia 35mm da Cineteca Italiana. 

TRAMA:

Un anno di vita sul pianeta terra. Le quattro stagioni si susseguono l'una all'altra ma, con il montaggio delle immagini e dei suoni, il tempo del film si fonde in quello di una sola giornata. Un poema visuale e sonoro che propone un'esperienza inedita sulla natura, l'uomo, la vita. Una sinfonia di ossimori che invita lo spettatore ad un nuovo approccio sensoriale.

 

«Il pianeta azzurro: poema, viaggio, concerto su la natura, l'universo, la vita. Un'immagine diversa da quella sempre vista. Vero e proprio anti-Disney». 

Andrej Tarkovskij 

 

«Potrei arrischiare l'iperbole encomiasti- ca dicendo che Il pianeta azzurro è il film di un poeta. Dirò, invece, che è il film di qualcuno che vive in simbiosi con la natura e per il quale un albero è un albero, un essere vivente come lui, e non qualcosa per fare degli zoccoli. C'è chi ha scritto un libro viaggiando nella propria camera: Piavoli ha fatto un film intorno a casa sua e ne ha trat- to immagini e suoni che sono ora fami- liari e carichi di memorie, ora remoti e insoliti, che suggeriscono l'idea di lon- tane ere geologiche, oppure paesaggi di terre esotiche». 

Morando Morandini, Il pianeta della poesia, «Il Giorno», 29 agosto 1982 

 

«A quale modello si è ispirato Franco Piavoli per realizzare il suo magnifico film? A nessuno, poiché Il pianeta az- zurro giunge incontaminato sullo schermo direttamente dal mondo fantastico e reale di questo ispirato cineamatore.  Semmai si potrebbe parlare di affinità ideale con Robert Flaherty, il più ama- toriale dei grandi registi del cinema mondiale...». 

Callisto Cosulich, Le stagioni della nostra terra: un amore da non dimenticare, «Paese Sera», 21 dicembre 1982 

 

«Il pianeta azzurro è un elegante documentario naturalista, che però a poco a poco assume il sapore di una partitura lirica perché i vari elementi figurativi, cromatici e fonici si fondono in un affresco di arcana e remota malinconia. Il suo panteismo è caldo di stupore e di pietà per gli ospiti della vita».  

Giovanni Grazzini, Gran poema contadino, «Corriere della Sera», 13 marzo 1983 

 

 


Nico d'Alessandria, l'indispensabilità dei coati

alle 23:00

REGINA COELI 

Nico d'Alessandria, 2000, 88'. 

Regia: Nico d'Alessandria; sceneggiatura: N. d'Alessandria, Giuliana Mancini, Cecilia Mangini; fotografia: Piergiorgio Bottos; montaggio: Maurizio Baglivo; musica: Antonello Neri; interpreti: Magali Noël, Luciano Curreli, Rossella Or, Victor Cavallo, Gerardo Sperandini, Mario Cipriani; produzione: N. d'Alessandria; origine: Italia, 2000; formato: 35mm, col.; durata: 88'. Copia 35mm da Cineteca Nazionale. 

TRAMA:

Regina vive da sola in una grande casa piena di gatti e di ricordi: è stata soprannominata Regina Coeli da quando trascorre parte del suo tempo in un carcere romano come assistente volontaria. Nel carcere conosce il giovane Graziano e tra i due nasce un amore, tanto inatteso per lei quanto del tutto naturale per lui, finchè Regina non riesce a procurargli il permesso per un lavoro fuori dal carcere. Ma Graziano cova un desiderio di libertà che l'amore di Regina non riesce a colmare e allora fugge in Sardegna....

 

«Regina è una donna non più giovane, che vive a Roma tutta sola nella sua grande casa, popolata da tanti gatti e colma di oggetti che le dicono del passato. La sua occupazione principale è quella di assistente volontaria nel carcere romano, e i detenuti, che sostiene e aiuta con grazie e affetto, la chiamano Regina Coeli. Tra i tanti ospiti del penitenziario ce n'è uno, però, che a Regina sta particolarmente a cuore: è un giovane sardo di nome Graziano, condannato per complicità in un sequestro di persona. [...] Eccola lì, Magali Noël, certo non più giovane ma ancora bella, fragrante, vitale... La Gradisca che ritorna trasfigurata nella Regina Coeli di questo fragile eppure intenso film, trasmigrando - nel lungo gioco dell'immaginario che ogni volta si mette in moto di fronte a un'icona del grande schermo - dalla felliniana proliferazione dei ricordi al lirismo del presente minimal-realista di Nico d'Alessandria, ma restando pur sempre nella sfera di una ingenuità iconica direttamente proporzionale alla semplicità dei sentimenti che suscita. È questo uno di quei casi in cui un film attinge dal suo interprete tutto un apparato di risonanze che ne amplificano il senso forse al di là delle intenzioni del suo autore, ma non per questo violandone necessariamente le istanze fondamentali. Qui, per esempio, piace proprio il ricadere dell'ombra ingenuamente sensuale della mitica dea felliniana sulla figura di Regina, ancora rigogliosa eppure costretta in un presente che non sembra amarla se non nel piccolo mondo del carcere, fuori dalle coordinate del reale, nella separatezza di un universo privo di orizzonti che le restituisce, infatti, l'aura di fragrante desiderio, di semplice sensualità che le appartiene in quanto donna». 

Massimo Causo, «Cineforum»,

n. 401, gennaio-febbraio 2001

 

 

 

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