Il festival su Film TV

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Ringraziamo Film TV per l'attenzione riservata al festival nel numero appena uscito.

 

Ben prima dell'emergenza sanitaria che colpisce tutti i festival, I mille occhi di Trieste, che dirigo, è stato colpito da un male più banale: la crescente insensibilità istituzionale verso i laboratori culturali di libera ricerca. Ma come non provare a fare l'ormai 19ª edizione, di fronte ad attenzioni motivate di spettatori ben oltre la dimensione locale, di preziosi collaboratori, e alla necessità di occuparsi continuativamente delle zone più segrete e appassionanti del cinema? La storica amicizia con Fuori orario - Cose (mai) viste ha così portato a una di quelle convergenze parallele che coltiviamo, e le notti del 18, 19 e 20 settembre del programma di Rai3 saranno la base di quest'edizione del festival che dal 18 al 22 prevede anche tappe fisiche (ne diremo sul prossimo numero), grazie alla solidarietà dei colleghi operatori locali, di amici donor (Massimo Ferrari) e alla generosità di collaboratori come Cecilia Ermini, Stefano Miraglia, Enzo Pio Pignatiello. Ma il ringraziamento primo va a Roberto Turigliatto, che con me cura le tre notti, al coordinamento di Simona Fina, ai montaggi di Dario Cece.

 

La parte digitale/terrestre del festival (per cercare un'impronta rosselliniana nel termine tecnico delle trasmissioni) include solo film profondamente voluti, di ogni epoca perché il cinema è uno e infinito, e tra questi alcune prime televisive: il sommo Rohmer Triple Agent - Agente speciale (vedi anche a pag. 101), Fiamme sul mare di Waszyński e Cottafavi, e Le officine della FIAT di Luca Comerio (dall'Archivio cinema d'impresa di Ivrea). Vi sono inoltre ritrovamenti di film italiani dati per perduti: un episodio di Gente delle Langhe di Cottafavi, e un raro film di Ellis Donda. Inoltre gli amatissimi La casa è nera di Forough Farrokhzad in rima con le uscite dalla fabbrica di Lumière (negli occhi di Rohmer) e di Comerio, L'intrusa di Raffaello Matarazzo, Un grande amore di Leo McCarey e altre meraviglie in via di svelamento.

 

 

SERGIO M. GRMEK GERMANI

 

TRIPLE AGENT

Su Fuori orario - Cose (mai) viste dal 18 settembre tre notti per I mille occhi: si comincia con questo tardo Rohmer, meraviglioso spionistico di parola. TRIPLE AGENT

 

In Francia tra 1936 e 1939, dalla vittoria elettorale del Fronte Popolare alle purghe sovietiche e alle incerte alleanze prebelliche di Stalin, un russo bianco con moglie greca, sospettabile non di doppiezza ma di triplo gioco. Con il precedente Rohmer La nobildonna e il duca risultò indigesto ai sussulti politicamente corretti (bravo solo il festival di Berlino a selezionarlo), come se il regista agli albori del nuovo millennio volesse aggiungere alla messa in discussione della rivoluzione francese anche quella di tutto il progressismo novecentesco: di Stalin si può anche dir male, ma qui si lambisce l'illusoria vittoria del Fronte Popolare, e allora... Eppure è il film più renoiriano di Rohmer, immerso nella pittura, e il più dreyeriano, così contiguo col precedente al segreto Due esseri, e vicino ad altri capolavori incontrollati: Topaz di Hitchcock, Anno uno di Rossellini, L'oeil de Vichy di Chabrol (di cui è quasi gemello per l'attingere alla dubbia verità del repertorio).

Ma già da critico Rohmer fu insieme severo nelle scelte e duttile come direttore di rivista (mentre il successore Rivette, pur aprendosi interessantemente alle pluralità del moderno, perdeva qualcosa), e allora il film può anche avvicinarsi a cose estranee, al recente paneuropeo Un film parlato di Oliveira, come il precedente Rohmer spostava Barry Lyndon di Kubrick verso le forme digitali aperte da Il mistero di Oberwald di Antonioni. Capolavoro oltre la storia, di bellezza segretamente commossa, degno di una perfetta triangolazione tra Fuori orario, I mille occhi L'albergo degli assenti. Pr. vis. Tv V.O.S.

 

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