Al di là del bene e del male

Regista - Director: 
Immagine: 
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Anno - Year: 
1977
Soggetto - story: L. Cavani; sceneggiatura - screenwriters: L. Cavani, Franco Arcalli, Italo Moscati; fotografia - cinematography: Armando Nannuz­zi; montaggio - editing: F. Arcalli; scenografia - set design: Lorenzo Mongiardino, Fiorenzo Cattaneo; musica - music: Danièle Paris; costumi - costumes: Piero Tosi; interpreti - cast: Dominique Sanda, Erland Josephson, Robert Powell, Virna Lisi, Philippe Leroy, Elisa Cegani, Um­berto Orsini, Michael Degen, Carmen Scarpitta, Amedeo Amodio, Nicoletta Rangoni Machiavelli, Renato Scarpa; produzione - production: Clesi Cinematografica/Lotar Film/Artistes Associés/Artemis Film; origine - origin: Italia/Francia/RFT, 1977; forma­to - format: 35mm, col; durata - length: 127’.
Copia 35mm della Cineteca Nazionale.
Nastro d’argento come miglior attrice non protagonista a Virna Lisi.

«A me i rapporti umani interessano mol­tissimo o, come si dice oggi, mi intrigano. Io sono convinta della validità dello slogan “il privato è politico”, che mi sembra incontestabile, a meno che non ci si voglia vedere come dei robot. Ma che cos’è, poi, questo disprezzo, o for­se questa paura del privato? [...] Nel mio film si dicono tante altre cose sul conto di Nietzsche e di Lou Salomé che non si limitano ai loro rapporti sessuali... Per esempio io racconto di quel Nietzsche che per essere quello che è stato ha fatto delle scelte di vita privata pri­ma che letterarie: un Nietzsche che ha scritto di essere grato all’alibi della sua malattia che gli ha consentito di lasciare l’università per diventare un viandante della cultura e riacquistare la sua libertà di pensare. Il mio, se vogliamo, è forse un film sulla libertà. E per parlare di libertà non si può non parlare di eros: come ha scritto lo stesso Nietzsche, il rapporto con la realtà è sempre, prima di tutto e soprattutto, erotico».
Liliana Cavani in Anna Maria Mori,
Non sparate sul filosofo,
«La Repubblica», 13 ottobre 1977

«L’operazione può convincere o no, ma è difficile negare la ricchezza di una ricerca psicologica e comportamentista e di un’esplorazione nell’inconscio che si esprime in un concertato narrativo elaborato con grandissima varietà di toni e di colori, pari soltanto al senso dello spettacolo che la Cavani possiede ormai come Visconti. Il film ha dei difetti? Un’eccessiva insistenza sull’ossessione erotica, propria dell’ottica pansessuale che ci affligge, gli fa trascurare componenti culturali che avrebbero potuto maggiormente articolare le prospettive di quel casto terzetto psicopatico, affidate in più luoghi a un dialogo sentenzioso e didascalico e a un ro­manzesco fin troppo fitto. Il montaggio emotivo rischia di frantumare la linea ideologica e di condensarla in scene do­ve l’effetto talora prevale sul significato critico. Una certa freddezza sembra im­putabile più a contorsione cerebrale che a distacco di giudizio. Però questi difetti sono largamente compensati dal­la qualità dell’analisi dei caratteri, della composizione drammaturgica e della resa figurativa. I tre protagonisti hanno una grande statura, colta nel brillante e nel degradato con potente icasticità, vivisezionati da un occhio insieme pietoso e riflessivo».
Giovanni Grazzini, «Corriere della Sera», 29 ottobre 1977

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