Cicero Nando

Asmara, 1931 - Roma, 1995
La variante anagrafica del nome (Nando invece di Fernando) è usata fino alla prima regia e nella tarda serie-Tv. A Roma, con la pelle bruna da apolide eritreo, frequenta il Centro Sperimentale di Cinema­to­grafia e dal 1955 interpreta piccoli ruoli. È aiuto di Rosi fino al 1963 nonché di Visconti e Caprioli (anche attore in Parigi o cara, 1962). Questa formazione lo differenzia dal regista che esordisce, come lui, nel 1966 diventandone il volto Jekyll nella commedia erotica: Mariano Laurenti, formatosi con Ca­merini, Mattoli, Bianchi, Mastro­cinque, Risi, Steno. Lo scippo, pur con un cast da commedia minore anni sessanta, contiene già gli estremi di Cicero nella presenza del bambino dormiente e scoreggione, fondante quanto Eraserhead per Lynch, e nel finale dei soldi rubati persi escrementiziamente da un sedere imbottito. Il cinema italiano arriva alle prime erotizzazioni «private» di Festa Campanile, e mentre Laurenti percorre i «musicarelli», egli passa attraverso tre violenti western con set spagnoli; nel primo c’è Femi Benussi, tra le più diffuse presenze provocanti del periodo con il mainstream di Maria Grazia Buccella e i molteplici corpi di starlet plurinazionali. Gira tre film per Luigi Rovere, e con Franchi e Ingrassia include caratteristi come Renato Pinciroli e Nino Terzo, corpi come Marisa Mell, Erika Blanc, Martine Brochard, e una collaborazione di Giancarlo Fusco, che torna poi con piccoli ruoli. L’inizio degli anni settanta, quando Laurenti dà equilibrio alla serie «decamerotica», lo fa incontrare con il film censurato di Bertolucci in una parodia ignorata dalla critica (piace però ad Alberto Farassino, e I mille occhi 2003 aveva scelto questo film per omaggiarlo): Ultimo tango a Zagarol, con il solo Franco Franchi accanto a Martine Beswick, Franca Valeri e Nicola Arigliano, trova imprevisti ammiratori, da Coppola a Bene. Il gatto mammone è altrettanto ossessivamente coerente, come rivela l’inquadratura dello specchio che, all’uscita di campo di Lando Buzzanca, riflette in un vuoto le gambe spalancate di Rossana Podestà. Con Il gatto mammone inizia il rapporto con il produttore Luciano Martino, che gli fa poi girare quattro canonici travestimenti sociali di Edwige Fenech, la star di casa già consolidata da Laurenti; i primi tre sono scritti da Francesco Milizia, figura chiave dell’«eroticomico» che con Cicero organizza il suo universo di effetti corporali: nell’anno del pasoliniano Salò o le 120 giornate di Sodoma (e di Classe mista di Laurenti-Milizia, con la gag della provetta di orina) La dottoressa del distretto militare parte dalla sequenza con due anonime starlet cultrici del clistere. Nel 1979 il filone è dato per esaurito da Martino, che solo da regista, a differenza del fratello Sergio, può sbagliare i calcoli; e mentre Cicero gira un film a episodi con Gloria Guida, Alvaro Vitali e Lino Banfi, compaiono due importanti approcci critici al genere: il dossier di Giovanni Buttafava per Il patalogo uno e il volume di Giuseppe Turroni Viaggio nel corpo, che predilige come attrice Carmen Villani, per Buttafava «vuota», e come autore il più classico Laurenti, sapendo però ricondurlo al primo Matarazzo e persino alle invenzioni figurative d’un Antonio López García ancora lontano da Erice. È il sintomo che Cicero e Laurenti non sono solo i continuatori d’una commedia minore (che da Marino Girolami attraverso le bizzarrie di Sergio Bergonzelli arriva al Michele Massimo Tarantini passato da aiuto della ditta Martino a regista): sono, con il Sergio Citti contiguo ai loro casting, gli sperimentatori di finzioni che partono dal corpo, e se Laurenti trova la via d’una gioiosità di genere (e d’una pluralità di presenze di attrice timidamente contemplate) Cicero, pur possedendo pari tensione scopofila e istinto cinematografico (lo conferma la libertà degli esterni nel terz’ultimo film con Nadia Cassini e nella serie-Tv con location triestine Intrighi internazionali, 1993), non può impedirsi le disarmonie, nella stessa irruzione delle morti di Gigi Balista (apparizione con fermo immagine finale), Riccardo Billi, Bombolo (e di Milizia, che con Cicero condivide l’ultimo film). Egli coglie nelle presenze il reale (dal ritorno di Dagmar Lassander con la sua voce a Irene Papas dea greca) e su questa base sessualizza un universo di perdite escrementizie, che riesce a disturbare un critico d’ispirazione lacaniana come Michele Mancini. L’ultima partecipazione è per lo scrivente nella serie-Tv La regola del gioco. Cinema italiano in genere, 1995, dove quasi in coregia torna al set di W la foca, incontrando in montaggio proibito la commedia di Dino Risi. W la foca, a lungo invisibile, è riscoperto nella retrospettiva di Venezia 2004, introdotto dallo scrivente, il cui girato con il regista del 1995 è invece ampiamente edito con il dvd del film.

Filmografia / Filmography
Lo scippo (1966); Il tempo degli avvoltoi (1967); Professionisti per un massacro (1967); Due volte Giuda (1969); Ma chi ti ha dato la patente? (1970); Armiamoci e partite! (1971); Bella, ricca, lieve difetto fisico cerca anima gemella (1973); Ku Fu? Dalla Sicilia con furore (1973); Ultimo tango a Zagarol (1973); Il gatto mammone (1975); L’insegnante (1975); La dottoressa del distretto militare (1976); La soldatessa alla visita militare (1977); La soldatessa alle grandi manovre (1978); La liceale, il diavolo e l’acquasanta (1979); L’assistente sociale tutto pepe (1981); W la foca (1982); Paulo Roberto Cotechiño, centravanti di sfondamento (1983).

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