2015

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Così è andata

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Venerdì 18 settembre 2015 ore 17.45, Teatro Miela

"Così è andata". Gente di montagna

di Ermanno Olmi (nella foto), Toni De Gregorio, Maurizio Ricci, 1987

Dal film: «"Un giorno incontrai per la montagna un tale che aveva inciso sul cinturino del cappello questa frase: l'è andà così. Gli chiesi: com'è andata? E lui, guardando lontano e stringendosi nelle spalle rispose: mah, così è andata". Queste poche parole introduttive sono l'inizio di un bellissimo racconto di Mario Rigoni Stern, che parla di montagna e della sua gente. È un'immagine che rappresenta in modo esemplare l'anima di un popolo e la sua storia. Ancora i primi anni del secolo, la montagna era un mondo appartato ed escluso. Salvo pochi, gran parte della gente non ne sapeva quasi nulla. Con la prima guerra mondiale, i territori montani del Nord Italia divengono teatro di guerra. Allora i nomi dei campi di battaglia, delle montagne e dei paesi che ricorrono ogni giorno nei bollettini di guerra, nelle cronache dei giornali, diventano luoghi familiari. Tutti seguono

Il duce a Trieste

In programma ai Mille Occhi nella serata inaugurale!  Il documentario sulla visita del duce nel capoluogo giuliano, avvenuta il 18 settembre 1938, esattamente 77 anni fa.

Venerdì 18 settembre 2015 ore 20.45, Teatro Miela

Il Duce a Trieste

«Vorremmo aggiungere a queste punte assolute del festival la proiezione di un "documento" restaurato dall'Istituto Luce il cui ritrovamento non appartiene all'istituto statale che l'aveva prodotto (ma non lo conservava) bensì al mai sufficientemente riconosciuto Archivio della Resistenza di Paolo Gobetti: si tratta di Il Duce a Trieste, mediometraggio dedicato nel 1938 al discorso che non solo preannunciava le leggi razziali ma collegava il discorso antisemita a 

Racconto interrotto

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Venerdì 18 settembre 2015 ore 17.45, Teatro Miela

Racconto interrotto. Piero Gobetti nel ricordo degli amici

di e con Paolo Gobetti, 1991



Piero Gobetti nel racconto degli amici. Una cavalcata attraverso la cultura e la storia d'Italia, seguendo le testimonianze di uomini e donne, semplici e illustri, alla ricerca delle caratteristiche e del significato della lotta di un giovane per il rinnovamento della società italiana. Una lotta stroncata dalla brutalità fascista. Didascalia iniziale: «Questo film è stato realizzato con materiali molto disparati, cinematografici e video, raccolti nel corso di quasi trent'anni di ricerca (1962-1991). Alcuni di questi materiali sono stati girati in condizioni di fortuna e certe immagini e certi suoni risultano irrimediabilmente deteriorati. Ma abbiamo deciso di usare comunque qualche frammento di tali irripetibili testimonianze per il loro valore di documenti del mondo della cultura italiana contemporanea».

Vivere da anarchici

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Venerdì 18 settembre 2015, seconda serata



Vivere da anarchici. Umberto Tommasini: intervista sulla rivoluzione spagnola

di Paolo Gobetti, 1976

Ospiti della serata Paola Olivetti dell'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, Livio Jacob di La Cineteca del Friuli di Gemona e Claudio Venza del circolo anarchico Germinal di Trieste autore del libro su Tommasini.

Figlio di Piero Gobetti, Paolo Gobetti è stato partigiano combattente nelle formazioni Giustizia e Libertà e commissario della Colonna "Franco Dusi". Ne "I Quaderni del Nuovo Spettatore" così si racconta: "La Resistenza è stata, per me come per tanti altri ragazzi della mia età, senza dubbio la più importante e la più bella esperienza della mia vita. Da sempre, da quando avevo incominciato ad avere una minima conoscenza delle cose, avevo imparato ad amare la libertà, a respirare libertà [...] Nell'invenzione quotidiana di una disciplina non imposta ma scoperta individualmente e naturalmente praticata sentivamo la gioia massima di questa lezione della lotta partigiana: creare in noi stessi la coscienza di una nuova società che cercavamo di realizzare". 

Wes Craven

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Venerdì 18 settembre 2015 ore 23.15, Teatro Miela



[The Twilight Zone] The Road Less Travelled

di Wes Craven, 1986



La tranquilla esistenza di Jeff viene turbata dall'apparizione di un fantasma, che costringe il protagonista a confrontarsi con il suo passato, e in particolare con la sua scelta di disertare la chiamata alle armi durante la guerra del Vietnam. Ultimo dei cinque episodi con cui negli anni '80 Wes Craven (nella foto) partecipa al remake della serie televisiva di culto Ai confini della realtà.

«The Road Less Travelled inizia con una serie di visioni da incubo per poi virare in una storia di doppi, che riporta Craven ai temi di Shatterday. Questa volta, però, due versioni dello stesso uomo si completano in unico essere, con l'io più fortunato che accetta di condividere gli incubi di quello meno fortunato, così da diventare un essere umano completo. Le implicazioni junghiane di quell'idea - integrare il proprio lato-ombra in una nuova identità -avrebbero continuato a sanguinare in molti dei successivi film di Craven... ma non prima del suo inevitabile ritorno a Elm Street, per affrontare il mitico mostro da lui creato».

Joseph Maddrey, Beyond Fear. Reflections on Stephen King, Wes Craven, and George Romero's Living Dead, Bearmanor, Albany, 2014

Il sabato dei Mille Occhi

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I Mille Occhi si aprono sabato 19 lalle 9.15, con Camicia nera (1933) di Giovacchino Forzano, in riferimento al percorso del festival sull'incubo delle due guerre mondiali Apocalypsis cum figuris. L'eterno ritorno dei prati, e con il mélo recentemente restaurato La carne e l'anima (1945) di Wladimiro Strizhewsky (da un soggetto di Caracciolo, con protagonista Isa Miranda), riscoperto e proposto con notevole successo critico dal direttore Sergio M. Germani in occasione del Festival di Locarno dello scorso anno. Nel pomeriggio di sabato, dalle ore 14.30, sarà invece la volta del focus dedicato all'attore Richard Harrison, protagonista di molti western e peplum italiani: dei tanti film da lui interpretati si vedranno L'ultimo gladiatore (1964) di Umberto Lenzi e Una donna per 7 bastardi (1974) di Roberto Bianchi Montero, a cui si legherà la presentazione di Giancarlo Stampalia del volume scritto con lo stesso Harrison The Harrison Variations, e un intervento di Maurizio Radacich sul caratterista triestino Livio Lorenzon, che appare nel film di Lenzi in programma. Nel tardo pomeriggio, dalle ore 18.15 si tornerà sul rigore anti-militarista di Ermanno Olmi, specie nel sodalizio

Camicia nera

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Sabato 19 settembre 2015 ore 9.15 Teatro Miela

 

Camicia nera

di Giovacchino Forzano, 1933

«Le vicende produttive di Camicia nera (1933) "sintesi cinematografica delle vicende d'Italia dal 1914 al 1932" o più esplicitamente "film della passione fascista" (secondo lo slogan propagandistico diffuso dall'Istituto Luce), furono al centro di vivaci polemiche. Tali polemiche investirono direttamente la figura dello sceneggiatore e regista Giovacchino Forzano ed ebbero anche ripercussioni ai vertici dello stesso Istituto Luce, che era il produttore del film. [...] Nel 1932, tra le diverse iniziative promosse dal regime fascista in occasione della celebrazione del Decennale, l'Istituto Nazionale Luce bandì un concorso per il miglior soggetto o sceneggiatura originale che commemorasse il decimo anniversario della Marcia su Roma. [...] La scelta ricadde dunque su Forzano, che aveva già collaborato ad alcune iniziative promosse dal regime nel settore dello spettacolo. [...] L'uscita ufficiale del film era prevista per il 28 ottobre 1932, ricorrenza del giorno in cui, dieci anni prima, il re Vittorio Emanuele III aveva affidato a  

La carne e l'anima

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Sabato 19 settembre 2015 Teatro Miela

 

La Carne e l'anima

di Wladimiro Strizhewsky

«Questo film, che non è ancora stato presentato al pubblico, fu iniziato nel mese di aprile del 1943 negli stabilimenti della Farnesina in Roma. Raccontare le peripezie della lavorazione de La carne e l'anima sarebbe storia troppo lunga. Il film (non ancora montato) richiesto dai tedeschi, venne nascosto nei punti più impensati di Roma. Sarebbe stato bene, per il film, poter rifare qualche primo piano, qualche piccola scena. Ma la cosa fu impossibile. Impossibile anche quando si poté portare il film alla luce del sole perché i tedeschi, occupata la Farnesina, svaligiarono il deposito dei costumi, compresi gli abiti che indossavo per La carne e l'anima, e demolirono tutte le costruzioni. Strizhwesky [sic], venuto allora da Parigi, era un tipo curiosissimo, interessante. Ogni suo gesto, ogni sua parola erano sempre l'espressione innata della sua gentilezza. Pochi mesi dopo la liberazione di Roma un aereo alleato trasportava Strizhwesky in America».

Isa Miranda, I miei registi, «Star», 16 giugno 1945 

L'ultimo gladiatore

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Sabato 19 settembre 2015 ore 14.30, Teatro Miela

Presentazione di Giancarlo Stampalia del progetto di volume The Harrison Variations scritto con Richard Harrison, e intervento di Maurizio Radacich su Livio Lorenzon.

L'ultimo gladiatore

di Umberto Lenzi, 1964

«È un ultimo gladiatore, anche perché siamo ormai agli sgoccioli del genere. Non male Richard Harrison, obbligato a fare ancora un gladiatore invincibile. Ma la scena la ruba a tutti Lisa Gastoni come Messalina, con i capelli rossi e mille abiti. Notevole la scena del bagno nel latte. [...] "La cosa più curiosa - ricorda Lenzi - è che un produttore americano della CBS, certo Sheers, insieme al regista, certo Morgan, chiesero di poter fare il backstage del film, di seguirlo dall'inizio della lavorazione a quando usciva in sala in America. Quindici giorni dopo la fine delle riprese questo produttore mi chiese di poter girare una scena con Richard Harrison perché gli era venuta male e gliela rifacemmo. Il documentario, che era prodotto per la tv americana, intitolato Evasione per 150 lire, ebbe un certo successo  

Una donna per sette bastardi

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Sabato 19 settembre 2015, pomeriggio Teatro Miela

 

Una donna per 7 bastardi

di Roberto Bianchi Montero, 1974

 

Richard Harrison scrisse la sceneggiatura di Una donna per 7 bastardi (1974) per la propria società di produzione (con il titolo The Rat Bastards), ma poi la cedette a un produttore esterno. Il risultato finale si discosta leggermente dalle originali intenzioni di Harrison, ponendo per esempio maggiore enfasi sul tormentato personaggio femminile e sull'aspetto "sexploitation" della storia; secondo Harrison, nessuno dei due elementi era presente nella sua stesura. Nonostante tali cambiamenti che assecondano lo Zeitgeist degli anni '70, questo piccolo thriller ombroso e claustrofobico, tanto dark da collocarsi quasi al confine con il genere horror, risulta efficace nelle sue atmosfere inquietanti. Il protagonista (Richard Harrison), che non ha nome, usa una stampella per camminare; e quella stampella diviene un importante elemento sia della sua caratterizzazione

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