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    Mercoledì 23 settembre 2015 ore 14.30, Teatro Miela

    Mobby Jackson

    di Renato Dall'Ara, 1960

     

    Trama e giudizio dalla revisione cinematografica preventiva (6 maggio 1959): «Elementare e generoso, il marinaio Mobby Jackson è uno svagato giramondo che passa da un porto all'altro, da un imbarco all'altro e da un'avventura all'altra con l'estrosa disinvoltura di un acrobata, benvoluto dai compagni e prediletto dalle donne per la sua fondamentale innocenza e spontanea generosità. Ma un giorno in una calle sperduta, Mobby incontra una ragazza semiselvaggia, Esmeralda, che vive con un vecchio zio fissato nella ricerca di un ipotetico tesoro sottomarino, fatta oggetto della corte di un ammiratore sgradevole e petulante. Per sottrarla al suo ambiente, Mobby porta la ragazza con sé in città e, in un secondo tempo, se ne innamora e pensa di sposarla. Perdutosi dietro Esmeralda, Mobby però si trova per la prima volta senza imbarco e anche senza quattrini; deve perciò accettare l'offerta del capitano Flores - che è una specie di capo camorra locale - e

  • A Vida invisivel

    stasera, mercoledì 23 settembre, ore 20.45
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    Mercoledì 23 settembre 2015 ore 11.15 Salone degli Incanti

    La gaia scienza, 3. Perché il Premio Anno uno?

    Incontro con Vítor Gonçalves, con la partecipazione di Roberto Turigliatto e Roberto Calabretto

    La giornata di oggi mercoledì 23 settembre chiude la quattordicesima edizione dei Mille Occhi Festival internazionale del cinema e e delle arti e alterna in pari misura riscoperte assolute del cinema italiano allo sviluppo della personale dedicata a Vitor Gonçalves.

     

    Al regista si assegna il Premio Anno Uno 2015, indetto dall'omonima associazione che organizza il festival (il cui nome allude al film di Roberto Rossellini, nonché alla capacità del suo cinema di farsi fondamentale rivelatore del reale) e rivolto a premiare un cineasta del nostro tempo per la sua ultima opera, solitamente non riconosciuta come dovrebbe dall'establishment festivaliero.  

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    Mercoledì 23 settembre 2015 ore 9.15 Teatro Miela

    L'angelo bianco
    di Giulio Antamoro, Federico Sinibaldi [e Ettore Giannini], 1943, 85'.

     

    «Come in un melodramma, anche la storia della Titanus è segnata da coincidenze, ritorni di fiamma, incontri mancati e improbabili riapparizioni. [...] Fra i soggetti più volte riproposti, merita allora particolare attenzione I figli di nessuno, ricavato da un romanzo di Ruggero Rindi e portato ben quattro volte sullo schermo fra il 1921 e il 1955. [...] Quando nel 1943 la Titanus riuscirà finalmente a realizzare un nuovo adattamento del romanzo, il titolo sarà cambiato ne L'angelo bianco e la trama stessa subirà modifiche a dir poco radicali. [...] Scomparsa la componente storica e annullata la critica sociale, il film si concentra allora sull'altra anima del romanzo, esaltandone la dimensione mistica. Il regista Giulio Antamoro, già autore di un Christus (1916) [...], forza anzi la mano sulla componente cristologica, arrivando a ribattezzare Luisa con il nome di Maria, mentre il figlio diventa addirittura Cristino. Il racconto si sviluppa così innanzitutto come un apologo

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    Martedì 22 settembre 2015, intorno alle ore 23.20, Teatro Miela

    Strangler of the Swamp

    di Frank Wysbar, 1946

    «Frank Wysbar (1899-1967) è uno dei registi tedeschi meno noti e più interessanti. Durante i primi anni del sonoro realizzò due film molto raffinati - Anna e Elisabetta (1933) e il film di stasera, Fährmann Maria - lasciando poi la Germania di Hitler per approdare nel 1939 in America. Non sappiamo molto dei suoi primi anni in questo paese, se non che si impegnò a divulgare la sua posizione anti-nazista con una lunga serie di interventi pubblici. La sua carriera hollywoodiana fu limitata a quattro interessanti film a basso budget girati per la PRC, più il curioso The Prairie (Nella terra di Buffalo Bill), un western girato interamente in studio. Ritornò a lavorare n Germania nel 1957, realizzando altri otto film [...] ma senza mai riguadagnare il prestigio di un tempo. Sulla scorta di Anna e Elisabetta e Fährmann Maria, Wysbar può comunque essere iscritto fra i più  

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    Martedì 22 settembre 2015, ore 22.00, Teatro Miela

    Fährmann Maria

    di Frank Wysbar, 1936

    «Fährmann Maria chiude la serie dei film del soprannaturale che erano iniziati con Lo studente di Praga nel 1914. [...] All'inizio del film, un battelliere di un posto lontano sente dalla sua capanna suonare la campana dall'altra parte del fiume. Porta la sua imbarcazione sull'altra riva, dove prende a bordo un uomo strano e silenzioso. In mezzo al fiume il battelliere cade morto tra le braccia dello sconosciuto. Questa storia dà origine alla voce che il fiume sia abitato da uno spirito maligno, ed è impossibile trovare qualcuno disposto a fare il battelliere. Un ragazza senza casa di nome Maria, che cercava lavoro al villaggio, accetta il posto. La prima notte del suo nuovo lavoro, ella viene chiamata a raccogliere un giovane ferito che è evidentemente in fuga. Gli fa attraversare il fiume, e  

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    Martedì 22 settembre 2015, ore 20.45, Teatro Miela

    Uma Raparíga no Verão

    di Vítor Gonçalves, 1986

    «È uno sguardo su una giovane donna in estate, sui suoi amori, e questo ricorda Splendore nell'erba di Kazan, per la stessa sensibilità e poetica, per lo stesso pudore e rigore. [...] Uma Raparíga no Verão è un film costruito con inquadrature molto brevi, registrate da una cinepresa quasi fissa. Se ogni inquadratura contiene in sé la possibilità di durare di più, tutto ci fa pensare che questa durata non sarà permessa. Come se attorno a essi (attorno alle inquadrature come attorno ai personaggi) ci fosse un'inesorabile fatalità. [...] Le immagini scorrono e non le afferriamo. Scorrono come la vita, di cui l'esistenza stessa è lo scorrere. Non è anche l'essenza del cinema?»

    João Bénard da Costa in Roberto Turigliatto (a cura di), Amori di perdizione. Storie di cinema portoghese 1970-1999, Lindau, Torino, 1999 

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    Martedì 22 settembre 2015, ore 18.20, Teatro Miela

    L'amore povero

    di Raffaele Andreassi, 1963

    Il soggetto originario, stampato nel novembre 1962, si chiama Storie proibite. Dodici storie di quelle donne proibite, scritto dal solo Raffaele Andreassi, che sottolineava: «in questo film naturalmente non saranno sottolineati i lati più ovvi della prostituzione, e non saranno messi in evidenza i lati scandalistici, grevi e volgari che si presenteranno a ogni passo; sarà invece mio compito estrarre da questa densa materia i lati più poetici, più umani; perché queste donne possano in qualche modo attraverso la loro vicenda terrena e il loro dolore riscattare la loro dignità». L'idea fu abbracciata da Callisto Cosulich, che insieme ad Andreassi condusse un'inchiesta per le strade di Roma, intervistando prostitute, raccogliendo storie, spunti (e sputi) che andarono a formare «un grosso brogliaccio e non una vera e propria sceneggiatura» elaborato dai due con l'apporto di Ottavio Jemma. L'accordo con la produzione, la Publi Italia di Lucio Marcuzzo, prevedeva un film-inchiesta sulla prostituzione con almeno sei storie tra quelle raccolte da Andreassi, interpretate

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    Martedì 22 settembre 2015, ore 18.00, Teatro Miela

    Gli stregoni

    di Raffaele Andreassi, 1961

    Segmento dal progetto incompiuto La nostra pelle, scritto con Callisto Cosulich e prodotto da Carlo Ponti. Il documentario è un'indagine nel mondo dei maghi e dei chiromanti che sono sparsi nella grande città. Diviso in sei episodi che iniziano con Il Mago di Roma e si susseguono con i titoli Xandra, Una casa piena di santi, La sibilla, I nastri, Fulvio. Didascalia iniziale: «Anche nelle grandi città gli uomini afflitti si rivolgono ai sacerdoti delle superstizioni con la speranza di farsi predire un futuro felice. Questo documentario, realizzato a Roma, è la fedele rappresentazione di fatti che realmente accadono e di personaggi realmente esistiti».

    Il regista Raffaele Andreassi tratta con questo breve documentario il tema della credulità popolare: anche in una grande città come Roma, nei casermoni di periferia anni '50 gli annunci di amore, di ricchezze, di viaggi, si confondono tra riti, religione, superstizione e indigenza. La povera gente, vittima della superstizione, si rivolge agli "stregoni" per superare le afflizioni.

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    Martedì 22 settembre 2015, ore 17.45, Teatro Miela

    La nostra pelle. Lo sguardo frantumato di Raffaele Andreassi

    Presentazione di Fulvio Baglivi dei volumi da lui curati «Il mio cuore è un gatto spezzato / Il mio sguardo è frantumato». Cinema, arti e mestieri di Raffaele Andreassi e della seconda edizione di Il mondo realmente rovesciato. Il cinema di Frederick Wiseman editi dal Centro Sperimentale di Cinematografia, con un ricordo di Callisto Cosulich collaboratore di Andreassi.

    A seguire:

    Agnese

    di Raffaele Andreassi, 1961

    Ambientato a Roma, nella villa di Giorgio de Chirico in via Cortina d'Ampezzo. Come ricorda il regista Andreassi "dati gli ottimi rapporti intercorsi con Giorgio e Isa De Chirico, dopo aver realizzato nel 1952 e nel 1959 i primi due documentari "Giorgio De Chirico" e "De Chirico metafisico", nel '60 proposi al maestro uno svolgimento filmato di sapore particolare: l'impatto con una giovanissima modella che non aveva mai visto (per la verità la ragazza era una allieva ballerina figlia di un noto regista) per poter registrare con la macchina da presa la novità e la freschezza di un

  • Ricordiamo l'appuntamento alle ore 20.45 con il primo film del Premio Anno Uno 2015 ed ospite del festival Vítor Gonçalves, Uma Raparíga no Verão (Una ragazza d'estate, 1986), che ai tempi della sua uscita venne acclamato - oltre che criticamente - da tutti i maggiori cineasti portoghesi (Manoel de Oliveira, António Reis, Paulo Rocha, Margarida Cordeiro...), e tutt'oggi viene ricordato come uno degli esordi cinematografici - non soloportoghesi - più stupefacenti degli ultimi trent'anni.
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    Martedì 22 settembre 2015, intorno alle ore 16.10, Teatro Miela

    Laboratorio Teatrale di Luca Ronconi

    di Miklós Jancsó, 1977

    «Con tutti i suoi limiti, da un punto di vista teatrale Calderón mi sembrava un testo accattivante: per farne proprio ciò che Pasolini non avrebbe voluto, uno spettacolo teatrale. Mi ha stimolato anzitutto un elemento esterno al testo: al Laboratorio di Prato il Calderón era stato inserito nel programma come una variazione sul tema della Vita è sogno di Calderón de la Barca, quindi non soltanto per quello che l'autore si riprometteva di dire in Calderón, quanto per ciò che oggettivamente il testo esprime nel confronto con La vita è sogno e con La torre di Hoffmansthal. [...] Credo che Pasolini non pensasse alla rappresentazione dei suoi testi teatrali, quindi non c'è da stupirsi che essa non avvenga. Si leggono, e ottengono quella rispondenza che la poesia può avere, ma è possibile rappresentarli in casi molto anomali, come a Prato: se la sede non fosse stata quella del Laboratorio

  • Martedì 22 settembre 2015 ore 14.30, Teatro Miela

    La chiamavan Capinera...

    di Piero Regnoli, 1957

    Il film nasce su commissione della società di distribuzione Filmar, gestita dai fratelli Maggi, che contribuiscono con un finanziamento di 27 milioni a un budget complessivo di 42 milioni. Nel contratto di distribuzione, oltre a riservarsi l'ultima parola sul casting, la Filmar elenca anche le canzoni che andranno incluse nella colonna sonora del film, tutte cantate da Gino Bechi: Primavera di baci, Madonna fiorentina, Serenata di don Giovanni, Capinera e Canzone nuova. Dopo una settimana di riprese il direttore della fotografia Sergio Pesce abbandona il set, esasperato dai ritmi di lavorazione insostenibili, e a sostituirlo interviene il collega Adalberto Albertini.

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    Il martedì pomeriggio dei Mille Occhi parte alle ore 14.30, con l'introvabile mélo operistico La chiamavan Capinera.. (1957) di Piero Regnoli, tra le pellicole laboriosamente recuperate dallo storico del cinema Simone Starace, e il documentario Laboratorio teatrale di Luca Ronconi (1977) di Miklós Jancsó, dove il maestro ungherese immortala il grande regista teatrale italiano (scomparso nel febbraio di quest'anno) in occasione del suo spettacolo tratto dal Calderón di Pier Paolo Pasolini. Segue, dalle ore 17.45, una seconda parte dell'omaggio al fondamentale cineasta e poeta Raffaele Andreassi avviato nell'edizione 2014 del festival, con tre preziosi cortometraggi che ancora mancavano all'appello del festival (Agnese, Gli stregoni ed Epilogo) e soprattutto con l'attesissimo L'amore povero (1963), lungometraggio che ai tempi della sua uscita subì numerosi tagli di censura, e che ora torna finalmente visibile nella sua prima versione grazie alla ricostruzione digitale del curatore Fulvio Baglivi (che nel pomeriggio presenterà anche il volume fresco di stampa su Andreassi e curato da lui stesso, «Il mio cuore è un gatto spezzato / Il mio sguardo è frantumato» Cinema, arti e

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    Incontro La gaia scienza, 2

    Martedi' 22 settembre ore 11.15 al Caffe' degli Specchi

     

    I libri sono cinema, il cinema è il libro della vita

    Letture di opere non di cinema che tuttavia appartengono al cinema, o meglio cui il cinema appartiene. Con un intervento via skype di Marc Scialom (Les autres étoiles, ed. Artdigiland 2015)


    Appuntamento alle ore 11.15 al Caffè degli Specchi, il secondo della serie d'incontri del festival emblematicamente chiamati "La gaia scienza": si tratta del convegno I libri sono cinema, il cinema è il libro della vita, durante il quale si terranno, secondo le parole del direttore Sergio M. Germani, « letture di opere non di cinema che tuttavia appartengono al cinema, o meglio cui il cinema appartiene», a partire dall'appena uscito Les autres étoiles di Marc Scialom, regista e scrittore che nel 2012 vinse il Premio Anno Uno per il suo film Nuit sur la mer e che ai Mille occhi torna virtualmente a tre anni di distanza, in colloquio via Skype.

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