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    Informiamo che la proiezione del film Cristo è passato sull'aia in programma oggi alle 14.30è stata annullata. Purtroppo la pellicola ha la cosiddetta sindrome acetica, processo chimico degenerativo irreversibile che distrugge il supporto delle pellicole fabbricato in triacetato di cellulosa. Invitiamo tutti all'incontro con gli ospiti che sostituisce la proiezione: si affronterà il problema del salvataggio dei film italiani approfondendo questa particolare "malattia dei film". Appuntamento alle 14.30 al Teatro Miela!

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    Domenica 20 settembre 2015 ore 11.00 Teatro Miela

    Abuna Messias (Cardinal Massaia)
    di Goffredo Alessandrini, 1939

    «Le vicende del popolo italiano sono unite alla propagazione della civiltà cristiana da una connessione che trascende ogni contingenza casuale. I principali protagonisti della sua storia non raramente hanno svolto un compito che si riallaccia indissolubilmente all'espansione della fede cattolica romana in altri Paesi e perciò assume un carattere universale. [...] Il Cardinale Guglielmo Massaia è una di tali figure. La sua statura umana e cristiana domina vari decenni della storia etiopica e la sua opera ha tracciato una pista che fatalmente e provvidenzialmente doveva trasformarsi in un'autostrada. [...] Bisognava scegliere un episodio centrale tra i numerosissimi che costellano la sua vita missionaria. Un episodio altamente significativo e drammatico

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    Domenica 20 settembre 2015 Teatro Miela ore 9.15

    LE SCARPE AL SOLE

    Regia: Marco Elter, 1935

    Nel 1915 tre montanari dello stesso paese alpino - un veterano della guerra libica e due giovani, di cui uno appena sposato, vengono chiamati negli Alpini quando l'Italia entra nel conflitto mondiale. Saranno protagonisti di drammatici avvenimenti tra assalti, ritirate, vita di trincea. Il vecchio reduce della guerra africana perirà da eroe, nel tentativo di difendere il proprio villaggio dagli austriaci dopo Caporetto. Gli altri due torneranno, dopo la vittoriosa battaglia, alle loro case per raccontare i drammatici avvenimenti vissuti.

    «La guerra alpina, la nostra guerra alpina, dall'Adamello alla Conca di Piezzo. Tema altissimo, da far tremare i polsi a qualsiasi regista. Una guerra combattuta nel regno dei falchi e delle aquile, con le picozze talvolta più utili del fucile, con le corde talvolta più necessarie della baionetta. Teleferiche distese su abissi, ricoveri in caverne ricavate da pareti a picco, tende che avevano per muricciolo blocchi di ghiaccio; corvées inenarrabili per far giungere ai tremila, ai tremilacinquecento ciò che è indispensabile alla vita dell'uomo [...].  

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    Domenica 20 si ricomincia dalla mattina, dalle ore 9.15, con due drammi bellici del cinema del Ventennio fascista: Le scarpe al sole (1935) di Marco Elter, dal libro del militare Paolo Monelli sulla Prima Guerra Mondiale e montato da due registi d'eccezione come Camillo Mastrocinque e Giorgio Bianchi, e Abuna Messias (1939) di Goffredo Alessandrini, co-sceneggiato tra gli altri dal grande cineasta Vittorio Cottafavi, che racconta la seconda missione etiopica in Abissinia del Cardinale Guglielmo Massaia (avvenuta nella seconda metà dell'Ottocento ma raccontata in modo da alludere anche alle successive Guerre d'Etiopia). Nel pomeriggio, dalle ore 14.30, seguiranno un'ulteriore tassello della breve personale dedicata al regista messinese Oreste Palella con il curioso Cristo è passato sull'aia (1953, introvabile film sospeso tra religione e superstizione) e il melodramma Frou-frou (perduta per amore) (1955) di Augusto Genina, nell'ambito del focus sullo scenografo russo Boris Bilinsky. Nel tardo pomeriggio, dalle ore 18.00, si terrà invece l'evento più importante della giornata, con tre proiezioni legate all'intrinseca fisicità del cinema e alla bellezza dell'esperienza di sala

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    Sabato 19 settembre 2015, ore 22.20, Teatro Miela

    Daddy: A Bedtime Story

    di Peter Whitehead Niki de Saint Phalle, 1973

     

    «Oscillando fortemente tra l'espressionismo tedesco (a volte seriamente usato come riferimento e parodiato - pastiche di Lili Marlene) e l'underground newyorchese, il film porta una parola, e per la prima volta senza dubbio una parola totalmente femminile, d'una violenza inaudita. [...] Affrancandosi da tutte le convenzioni morali, interamente basato sul cerimoniale, il simulacro e l'assenza di pudore [...], Daddy assomiglia visivamente a una festa pagana. Un olocausto. Raffinato, d'una ironia estrema aggressiva e virulenta, interamente fondata sulla rivendicazione di una società di piacere (cfr. la scena sbalorditiva dove la madre, maledicendo il padre, spiega come gli uomini hanno utilizzato il piacere a loro profitto). L'immaginario deflagra, con i suoi affreschi grotteschi, osceni, derisori (sequenza finale, con il padre crocifisso e fuso nella materia, dove non restano che i

  • Sabato 19 settembre 2015, 21.00, Teatro Miela 

    Camélia et le dragon [Un rêve plus long que la nuit] di Niki de Saint Phalle, 1976

    «Il moderno cinema francese, per non dire d'avanguardia, è fondato essenzialmente sul discorso, sull'intensivo lavoro a livello del significato, del suono e della musicalità, colte nelle loro diverse possibilità tonali [...]. Con Un rêve plus long que la nuit assistiamo a un brutale cambio di polarità, che dirotta il campo d'espressione verso la pratica di una lingua quasi esclusivamente visiva. [...] Attingendo all'immaginario delle fiabe popolari e all'universo delle arti plastiche - la migliore maieutica possibile per l'autrice, che trova le risposte alle sue angosce nella materialità della sua stessa opera -, Niki de Saint Phalle ci mostra una ricerca iniziatica che si dà come la sintesi di tutti i suoi ideali estetici e umani. [...]

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    La serata di sabato 19, a partire dalle ore 20.45, è dedicata al cinema della scultrice e pittrice francese Niki de Saint Phalle, aprendo con il tributo di Paola Pisani My Love (2015) e alla presenza d'eccezione della figlia Laura Duke Condominas attrice per Robert Bresson in Lancelot du Lac e protagonista di Camélia et le dragon in programma durante la serata.

    Unica artista donna del movimento del Nouveau Réalisme, nota per aver ideato e realizzato - sempre all'insegna della ribellione contro i poteri costituiti e della riappropriazione simbolica del corpo femminile - gli Shooting Paintings e le enormi sculture di nudi femminili dette Nanas, Niki de Saint Phalle ha diretto anche due lungometraggi inclassificabili ed estremamente personali. Il primo, il semiautobiografico Daddy: A Bedtime Story (1973), è uno dei più provocatori film erotici degli anni '70: attraverso quest'opera l'artista volle esorcizzare gli abusi sessuali subiti a 11 anni dal padre, portando alle estreme conseguenze ogni archetipo freudiano in materia. Questo film, che conferma l'interesse della Saint Phalle per il valore terapeutico dell'espressione

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    L'alpino della Settima

    di Giuseppe Taffarel, 1969

    Dalla presentazione in video dell'autore:

    «Un alpino della settima è nato come un discorso contro la guerra, evitando i luoghi comuni soliti, [...] arrivando a vedere quello che resta di grave nella gente per colpa della guerra. È un documentario intimista, però alla fine salta fuori proprio il discorso diciamo anche feroce (perché questo era il mio intento) contro la guerra. È una famiglia che la guerra ha distrutto. Il figlio non si è sposato anche per [...] stare vicino alla madre, che è rimasta vedova del marito caduto in guerra sulle Dolomiti [...] e mai più ritrovato. Questo ha determinato un dolore inestinguibile in tutta la famiglia, e l'ha distrutta. La moglie di questo soldato "ignoto" è morta di crepacuore, mentre il figlio si è messo in testa di cercare i resti del padre fra le Dolomiti, frugando fra le rocce. Un discorso [...] un po' folle, un po' assurdo, come i paesani lo definivano, ma lui ha insistito per tutta la vita [...], pensando di poter trovare il padre».



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    Sabato 19 settembre 2015, ore 20.45, Teatro Miela

    Mille e ancora mille (occhi)

    Volontari, collaboratori e pubblico hanno contribuito alla realizzazione del promo 2015: gli occhi dei partecipanti sono stati ripresi per dare vita a un video composito, in cui sono proprio mille occhi a spalancarsi, mille sguardi sul cinema, di ogni luogo, di ogni tempo. Non resta che spalancare le porte della percezione e abbandonarsi alla visione di un vortice di sguardi, i nostri.Sabato 19 settembre 2015, intorno alle ore 20.10, Teatro Miela

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    Sabato 19 settembre 2015, intorno alle ore 18.25, Teatro Miela

    I recuperanti

    di Ermanno Olmi, 1970

    Chi erano i recuperanti? Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, le economie locali erano i ginocchio, solamente una risorsa era disponibile in maniera abbondante: i residuati bellici, eredità della precedente Grande Guerra. Figure dimenticate dalla storia, i recuperanti furono portati alla conoscenza di un vasto pubblico grazie ai libri di Mario Rigoni Stern ed all'omonimo film di Ermanno Olmi. Gianni, il protagonista della vicenda, si avvicina a questo rischioso mestiere spinto inizialmente dalla necessità ma presto vi intravede un modo per ottenere rapidi guadagni. Dalla terra però non emerge solo il metallo di bombe ed elmetti: la scoperta di numerosi scheletri di soldati tedeschi scuote profondamente la sensibilità del protagonista. Solo l'abbandono dei sogni di un benessere rapido, può rappresentare davvero un modo per ripartire, e ricostruire dalle macerie un futuro.

     

    «I recuperanti nacque in una delle tante sere di fine anno quando la compagnia asiaghese di Val Giardini si riunisce intorno a Mario Rigoni Stern, sovrano democraticissimo della nostra comunità montanara. [...] È proprio allora che la genialità di Mario, inaspettatamente,


  • Sabato 19 settembre 2015 ore 18.15, Teatro Miela

    Ritorno al paese

    di Ermanno Olmi, 1967

    Servizio realizzato per il programma "QuestEstate". Il ritorno al paese è quello dello scrittore Mario Rigoni Stern, il quale, ogni volta che trascorre un po' di tempo in città, si sente assalire dalla malinconia e dalla nostalgia per la propria terra d'origine.
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    Sabato 19 settembre 2015, pomeriggio Teatro Miela

     

    Una donna per 7 bastardi

    di Roberto Bianchi Montero, 1974

     

    Richard Harrison scrisse la sceneggiatura di Una donna per 7 bastardi (1974) per la propria società di produzione (con il titolo The Rat Bastards), ma poi la cedette a un produttore esterno. Il risultato finale si discosta leggermente dalle originali intenzioni di Harrison, ponendo per esempio maggiore enfasi sul tormentato personaggio femminile e sull'aspetto "sexploitation" della storia; secondo Harrison, nessuno dei due elementi era presente nella sua stesura. Nonostante tali cambiamenti che assecondano lo Zeitgeist degli anni '70, questo piccolo thriller ombroso e claustrofobico, tanto dark da collocarsi quasi al confine con il genere horror, risulta efficace nelle sue atmosfere inquietanti. Il protagonista (Richard Harrison), che non ha nome, usa una stampella per camminare; e quella stampella diviene un importante elemento sia della sua caratterizzazione

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    Sabato 19 settembre 2015 ore 14.30, Teatro Miela

    Presentazione di Giancarlo Stampalia del progetto di volume The Harrison Variations scritto con Richard Harrison, e intervento di Maurizio Radacich su Livio Lorenzon.

    L'ultimo gladiatore

    di Umberto Lenzi, 1964

    «È un ultimo gladiatore, anche perché siamo ormai agli sgoccioli del genere. Non male Richard Harrison, obbligato a fare ancora un gladiatore invincibile. Ma la scena la ruba a tutti Lisa Gastoni come Messalina, con i capelli rossi e mille abiti. Notevole la scena del bagno nel latte. [...] "La cosa più curiosa - ricorda Lenzi - è che un produttore americano della CBS, certo Sheers, insieme al regista, certo Morgan, chiesero di poter fare il backstage del film, di seguirlo dall'inizio della lavorazione a quando usciva in sala in America. Quindici giorni dopo la fine delle riprese questo produttore mi chiese di poter girare una scena con Richard Harrison perché gli era venuta male e gliela rifacemmo. Il documentario, che era prodotto per la tv americana, intitolato Evasione per 150 lire, ebbe un certo successo  

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    Sabato 19 settembre 2015 Teatro Miela

     

    La Carne e l'anima

    di Wladimiro Strizhewsky

    «Questo film, che non è ancora stato presentato al pubblico, fu iniziato nel mese di aprile del 1943 negli stabilimenti della Farnesina in Roma. Raccontare le peripezie della lavorazione de La carne e l'anima sarebbe storia troppo lunga. Il film (non ancora montato) richiesto dai tedeschi, venne nascosto nei punti più impensati di Roma. Sarebbe stato bene, per il film, poter rifare qualche primo piano, qualche piccola scena. Ma la cosa fu impossibile. Impossibile anche quando si poté portare il film alla luce del sole perché i tedeschi, occupata la Farnesina, svaligiarono il deposito dei costumi, compresi gli abiti che indossavo per La carne e l'anima, e demolirono tutte le costruzioni. Strizhwesky [sic], venuto allora da Parigi, era un tipo curiosissimo, interessante. Ogni suo gesto, ogni sua parola erano sempre l'espressione innata della sua gentilezza. Pochi mesi dopo la liberazione di Roma un aereo alleato trasportava Strizhwesky in America».

    Isa Miranda, I miei registi, «Star», 16 giugno 1945 

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    Sabato 19 settembre 2015 ore 9.15 Teatro Miela

     

    Camicia nera

    di Giovacchino Forzano, 1933

    «Le vicende produttive di Camicia nera (1933) "sintesi cinematografica delle vicende d'Italia dal 1914 al 1932" o più esplicitamente "film della passione fascista" (secondo lo slogan propagandistico diffuso dall'Istituto Luce), furono al centro di vivaci polemiche. Tali polemiche investirono direttamente la figura dello sceneggiatore e regista Giovacchino Forzano ed ebbero anche ripercussioni ai vertici dello stesso Istituto Luce, che era il produttore del film. [...] Nel 1932, tra le diverse iniziative promosse dal regime fascista in occasione della celebrazione del Decennale, l'Istituto Nazionale Luce bandì un concorso per il miglior soggetto o sceneggiatura originale che commemorasse il decimo anniversario della Marcia su Roma. [...] La scelta ricadde dunque su Forzano, che aveva già collaborato ad alcune iniziative promosse dal regime nel settore dello spettacolo. [...] L'uscita ufficiale del film era prevista per il 28 ottobre 1932, ricorrenza del giorno in cui, dieci anni prima, il re Vittorio Emanuele III aveva affidato a  

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